Guasti, scioperi e caro biglietti. Una trimurti che sta affondando anche il più diligente utilizzatore del trasporto pubblico. Cittadini cornuti e mazziati, perché aggrediti quotidianamente dalla vulgata green ed ecoterrorista che costringe a sentirsi in colpa ogni volta che si mette in moto un'auto, ma puniti irrimediabilmente quando si asseconda la buona intenzione, decidendo di utilizzare un mezzo pubblico. Perché anche questa volta c'era da rimanere sgomenti solo a vedere ieri le immagini in televisione. E a immedesimarsi in quegli aspiranti passeggeri che si aggiravano tra i binari della stazione Centrale di Milano a caccia non più di un treno ormai diventato un miraggio, ma almeno di una misera informazione sul proprio destino. Ennesima disastrosa Caporetto di un trasporto su rotaie che invece di trar giovamento dal gagliardo progresso tecnologico, sembra sempre più incepparsi sul suo stesso cammino. Una «cura del ferro» zoppicante e ormai flagellata da almeno tre piaghe che non possono più definirsi accidenti, ma piuttosto mali in procinto di trasformarsi in endemici. A cominciare, come è accaduto ancora una volta ieri nel nodo di Milano, da quel «guasto sulla linea» che è diventato l'incubo di qualunque viaggiatore. Ormai quasi rassegnato a mettere quei troppo ricorrenti ritardi o addirittura cancellazioni tra gli imprevisti quotidiani. Infinita la lista degli ultimi mesi che non fa differenze tra Nord e Sud, unica vera forma di uguaglianza in un Paese almeno in questo non discriminato. Si passa poi alla seconda carta «imprevisto», quella degli scioperi ormai diventati settimanali e che impediscono ai pendolari, che siano studenti o lavoratori, di raggiungere scuole, università o posti di lavoro. Con danni economici e non solo. Ci ha provato qui il ministro Matteo Salvini a porre un limite: prima con le parole e poi con la precettazione, ma si è trovato di fronte poteri più forti di lui. E la situazione non accenna certo a migliorare. Rimanendo tragica anche quando per caso o buona sorte, guasti e scioperi lascino un attimo di tregua. Perché in quella miracolosa congiuntura, a flagellare il cittadino diligente arrivano i prezzi dei biglietti, diventati proibitivi per le tasche normali e soprattutto non convenienti rispetto all'utilizzo dell'auto.
C'era un tempo in cui anche due passeggeri in macchina rendevano ancora più conveniente il treno, oggi anche viaggiando da soli benzina e autostrada costano di meno. Non un buon modo per avviare un Paese (già di suo recalcitrante) a una mobilità ecologica.
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