Quello di Iolanda Apostolico potrebbe non essere un caso isolato. A sollevare inquietanti interrogativi sull'eventuale mancanza di equidistanza dei giudici del tribunale di Catania è l'ex governatore della Sicilia, e ora ministro per la Protezione civile e per le politiche del mare, Nello Musumeci.
«Fra i magistrati catanesi la giudice Apostolico non è la sola a fare politica» afferma Musumeci a margine di un convegno sul turismo organizzato da Fratelli d'Italia a Brucoli. Sollecitato a parlare del caso Apostolico il ministro si è limitato ad aggiungere: «Non lo posso dire ma si tratta di un magistrato che negli ultimi anni si è divertito ad utilizzare i propri pregiudizi di uomo di sinistra per attaccare esponenti della destra». «Naturalmente - spiega Musumeci - qui nessuno reclama il diritto alla salvaguardia della propria dignità, perché non sarà certo questo tentativo a inficiare la dignità di ognuno di noi. Voglio solo dire che tra tanti magistrati seri, anche di sinistra, che mantengono una condotta responsabile c'è qualche politicizzato che non meriterebbe la solidarietà della gente responsabile e perbene. Non mi fate dire altro perché altrimenti roviniamo la giornata». Salvo poi aggiungere indizi di un certo peso («è un giudice che fa servizio a Catania, e non è il solo...».
Le parole di Musumeci impiegano davvero poco tempo per divenire lo stimolo di conciliaboli e di sussurri nei salotti del capoluogo etneo. Dove la domenica è trascorsa a cercare di identificare il magistrato in questione. Tra le ipotesi avanzate, quella più probabile punta sul nome di Sebastiano Mignemi (nel tondo), che al Tribunale di Catania ricopre l'incarico di presidente di sezione penale (prima Corte di Assise). Il togato risponderebbe all'identikit dal momento che nel corso degli ultimi anni ha approfittato del suo profilo Facebook per esternare giudizi a dir poco severi su personaggi pubblici e per chiarire senza riserve il proprio orientamento politico.
Uno dei suoi bersagli più frequenti è proprio l'ex presidente della Regione Sicilia Musumeci (come dimostrano i post che pubblichiamo qui sopra, ndr). Tanto che verrebbe da chiedersi con quale animo lo stesso Musumeci potrebbe affrontare un eventuale giudizio da parte di un magistrato che così smaccatamente consegna sui social un'opinione tanto critica nei suoi confronti. In più di un'occasione, d'altronde, lo stesso togato apostrofa come «fascista» il presidente della Regione (giugno 2020 e poi il 22 ottobre dell'anno passato, in occasione del giuramento dei ministro del governo guidato da Giorgia Meloni), appellativo tutt'altro che neutro.
Il magistrato del Tribunale di Catania ha anche mostrato con chiarezza la sua opinione su Silvio Berlusconi quando (siamo nel 2017) rilanciò sempre sul suo profilo Facebook un commento al vetriolo di Satrapus su alcune dichiarazioni del leader azzurro.
Il profilo Facebook di Mignemi, è bene sottolinearlo, non è pubblico. La toga, però, ha oltre mille contatti. Mille persone che vengono a trovarsi di fronte frasi e giudizi che non sono certo l'eccezione sui social.
Ma che, espresse da un giudice - come nota qualcuno - crea un certo disappunto.Sollecitato a commentare questa «scoperta», il ministro Musumeci fa capire, per voce del suo staff, che non entrerà nella polemica. «Non è una questione di sua competenza» dicono i suoi collaboratori.
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