Altre sanzioni a Putin. Ma servono armi

Misure economiche da Ue e Usa. Per vincere la guerra in stallo sono fondamentali le forniture

Altre sanzioni a Putin. Ma servono armi
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Due anni di guerra. Invasione russa fallita e Volodymyr Zelensky ancora saldo in sella. Ma la Russia controlla circa un quinto del territorio dell'Ucraina e, anche se il fronte è sostanzialmente bloccato, l'inerzia degli ultimi mesi è a suo favore, con qualche marginale conquista territoriale (Bakhmut e la recente Avdiivka) fatta passare per trionfi che non ci sono e pagata con la vita di decine di migliaia di soldati. L'esercito di Kiev combatte valorosamente, con quasi 800mila uomini in campo a fronte dei circa 1,3 milioni di russi; ma non è solo il numero di uomini a pesare: la differenza la fanno le armi, e agli ucraini cominciano a scarseggiare perché un Occidente diviso mantiene la metà di quanto promette.

Inutile girarci attorno: nuove sanzioni non faranno vincere la guerra. E questa guerra va vinta, Putin dev'essere fermato sul campo di battaglia. Primo passo per ottenerlo è aver chiaro che la sconfitta di Mosca in Ucraina è del tutto possibile. Non è affatto vero che la Russia non può perdere perché ha le bombe atomiche: intanto perché ce le abbiamo anche noi e quindi non potrà usarle; e poi basta ricordare le sconfitte della stessa Russia in Afghanistan e degli Stati Uniti in Vietnam. L'attuale pessimismo deriva da forniture insufficienti all'Ucraina, quindi all'Europa serve una svolta epocale in fatto di difesa (e il massimo sostegno all'Ucraina ne è parte).

È il fattore Donald Trump a definire l'attuale momento. Il probabile (ri)candidato repubblicano alla Casa Bianca ha chiarito che abbandonerà Kiev al suo destino appena diventerà presidente, ma la tiene già oggi sotto ricatto bloccando al Congresso il piano da 60 miliardi di dollari di aiuti militari promessi dal presidente Biden a Zelensky. Questo fatto impone una duplice reazione, negli Stati Uniti e in Europa. A Biden, dovrebbe suggerire un cambio di passo concreto nei confronti di un Putin che ha ampiamente ribadito, assassinando Navalny, che non potrà mai essere un nostro partner: fintanto che in Russia comanda lui, serve come ha ben argomentato l'ex capo della Cia Leon Panetta in primo luogo che Washington dichiari la Russia Stato terrorista, ma anche che venga affermato che la Casa Bianca agirà a sostegno dell'Ucraina indipendentemente dagli ostacoli frapposti dal Congresso in mano a Trump. Ciò significa mettere a disposizione di Kiev i 300 miliardi di dollari di beni russi bloccati nelle banche occidentali dalle sanzioni.

Quanto all'Europa, la minaccia di Trump non deve spingerci alla debolezza, ma a una reazione consapevole della nostra forza. Prima di tutto perché due anni di guerra in Ucraina hanno ben dimostrato che la Russia non è la superpotenza militare che si credeva.

E poi perché il rischio di essere ricattati o abbandonati da Trump ci obbligherà a ricorrere alle nostre risorse economiche, politiche e militari per difenderci da Putin anche da soli: sono le stesse che già hanno decisivamente contribuito a impedire alla Russia di mangiarsi l'intera Ucraina in pochi giorni, come due anni fa tutti anche a Washington credevano. Non possiamo aspettare che gli americani rinsaviscano, è ora di puntare su noi stessi.

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