La storica visita di John Kerry oggi a Cuba solleva controversie da giorni. Il capo della diplomazia americana è il primo segretario di Stato a viaggiare all'Avana dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Sull'isola caraibica, Kerry parteciperà a una cerimonia in cui la bandiera americana a Stelle e Strisce sarà issata per la prima volta in decenni in città. Il 20 luglio, i due Paesi hanno ripreso relazioni diplomatiche complete, con l'apertura delle ambasciate a Washington D.C. e sull'isola.
Da quando il 17 dicembre i presidenti Barack Obama e Raul Castro hanno annunciato il nuovo corso, che ha portato finora a un limitato indebolimento dell'embargo economico su Cuba, alla ripresa anch'essa regolata della possibilità di viaggi di cittadini americani a L'Avana, le polemiche hanno colpito l'Amministrazione sia in casa sia dall'isola. I repubblicani che controllano il Congresso e gruppi locali di attivisti accusano infatti Washington d'aver concesso aperture senza aver chiesto in ritorno un impegno reale sulla democratizzazione dell'isola. E la controversia si è irrobustita in queste ore dopo la conferma che alla cerimonia di oggi non sono stati invitati dissidenti che si oppongono da decenni al regime. La loro presenza, hanno spiegato ai media funzionari anonimi dell'Amministrazione, avrebbe infatti compromesso quella dei politici del governo e reso l'organizzazione dell'evento difficile. Così si è giunti a un compromesso: gruppi di attivisti incontreranno Kerry più tardi nella giornata alla residenza del rappresentante diplomatico all'Avana. «Piuttosto che avere persone sedute su una sedia, a una cerimonia fondamentalmente tra governi, con spazio limitato, li incontrerò e avrò una reale opportunità di parlare loro e scambiare idee», ha detto il segretario di Stato in un'intervista al Miami Herald e alla Cnn in spagnolo.
A chi accusa l'Amministrazione d'aver ceduto al regime, come il candidato presidenziale repubblicano Marco Rubio, d'origini cubane, che ha parlato di «schiaffo in faccia» agli attivisti, Kerry ha risposto che le recenti aperture, seppur lente e limitate, sarebbero comunque meglio di anni di freddo: «In un solo mese e mezzo... abbiamo assistito all'aumento del 35 per cento dei viaggi. Abbiamo visto il rilascio di un sentimento di energia perché le persone sono eccitate all'idea che gli Stati Uniti interagiscano direttamente con il governo cubano». Esserci, essere presenti con un ambasciatore e un'ambasciata, ha spiegato, farà bene al popolo cubano. «La cosa giusta da fare - ha dichiarato però Antonio Rodiles, attivista del forum Estado de SATS - sarebbe stata invitarci e ascoltarci». Assieme ai repubblicani del Congresso, attivisti cubani hanno fatto notare come soltanto nell'ultimo mese 670 siano stati gli arresti di oppositori del regime sull'isola, nonostante le aperture con l'Amministrazione, favorevole anche alla fine dell'embargo economico. Novanta persone sono state fermate soltanto domenica, durante una manifestazione nella capitale contro la riapertura dell'ambasciata.
Intanto Fidel Castro, che ieri ha compiuto 89 anni, fa il guastafeste: in una delle sue
«riflessioni» sul giornale del partito comunista Granma scrive che «solo con il pagamento dei danni milionari causati dall'embargo americano contro Cuba ci potrà essere una piena normalizzazione dei rapporti bilaterali».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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