Che nel suo codice genetico ci fosse scritto che, per sempre, avrebbe trasportato sulle spalle il peso dell'attenzione mediatica fu chiaro nel lontano 1992 quando, appena quindicenne e con un auricolare che le trasportava in bocca le parole in differita, apparse a Non è la Rai. Dall'altra parte dell'invisibile microfono c'era Gianni Boncompagni, davanti allo schermo di Canale 5, milioni di telespettatori inebetiti. Un pubblico trasversale, talvolta insospettabile e non sempre in buona fede.
In mezzo lei. Allora adolescente «normalotta», carne freschissima e apparentemente ignara dell'epocale cambio di costume che stava portando in scena e che contribuì a sdoganarla al mondo col solo nome di battesimo: Ambra. Angiolini è venuto solo poi. L'iper esposizione prestissimo, il cono d'ombra poco dopo. Qualche anno di blackout in cui rimettersi in pari con la propria età e con la bilancia (erano iniziati i problemi alimentari). Il ritorno sulle scene, una canzonetta di successissimo e la metamorfosi professionale (è arrivata a recitare, tra gli altri, per Ferzan Ozpetek nel bellissimo Saturno contro). L'unione con il cantante Francesco Renga, due figli, Jolanda e Leonardo, la fine dell'unione voluta dall'attrice perché «il mio cuore ha smesso di battere per una persona gigantesca». Sembrava che il cuore lo avesse rianimato, qualche anno più tardi, l'allenatore della Juventus, Massimiliano Allegri. Fino all'altro giorno, con la notizia della loro storia che si è andata a schiantare dopo quattro anni. Qualche voce di crisi poco prima, una vacanza riparatrice in Costiera Amalfitana, un trasloco dei due a Milano, ma niente. Pare che Allegri sia scomparso dalla vita di Ambra dopo averla tradita, oltretutto. Sparito, infantasmito. Qualcosa come quell'evaporazione che i distillatori chiamano «percentuale dell'angelo», cioè quel due, tre per cento di prodotto che se ne va in fumo nella fase della fermentazione. Lui a Torino, lei a Milano in cerca di un'altra casa. Lui si sarebbe rivelato una persona diversa da come era sembrato durante la relazione. Quando l'attrice lo definiva una salvezza per lei e per la sua ormai disincantata voglia d'amore, la certezza della sua vita adulta. Ecco, la certezza si è sgretolata e mercoledì, Valerio Staffelli di Striscia la Notizia, ha consegnato un Tapiro all'attrice. Perché a lei e non al fuggiasco? Si sono chiesti la figlia di Ambra in un post in difesa della madre e la miriade di persone che hanno subito, istintivamente solidarizzato con la parte lesa della coppia. Perché chi si «attapira», non è di norma colui che sceglie ma colui che subisce. E perché nel Tapiro, in fin dei conti, c'è una sorta di attenzione affettuosa, quasi un ironico premio di consolazione.
L'Ambra dello spettacolo lo sa. L'altro giorno, dietro alla mascherina, aveva un sorriso che non poteva definirsi di circostanza, ma nemmeno di entusiasmo. Ed è stata al gioco. Vessata dal destino di una relazione infelice, sotto un cielo milanese gonfio d'inverno, ma sotto i riflettori. Destino a cui si è consegnata tanti anni fa. Mercoledì era il giorno in cui il destino si è fatto scomodo, ma lei ne è consapevole da sempre. Anche senza l'auricolare nascosto. Ieri, al termine della trasmissione su Radio Capital, Allegri, per Ambra, è diventato il «giorno zero», quello che arriva nella vita di tutti a dal quale tocca ripartire. «Esiste per tutti il giorno Zero, è un momento in cui non si vince, non si perde, ma si riparte.
Ci si allontana dalle persone che diventano ricordi, da quelle che non restano, da quelle che in fondo non ci sono mai state. Si chiama giorno zero perché quello che segue lo zero è sempre un inizio e negli inizi non si conosce la sconfitta» è stato lo sfogo dell'attrice ai microfoni dell'emittente. Altro che Tapiro...
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