Parlano di frustrazione, di ambizione di cambiare il mondo. Renderlo migliore. Ma al massimo rimediano un po' di fama sui social. E stanno diventando il nemico pubblico numero 1. Non solo delle autorità, ma dell'ambiente stesso. Dal gettare cibo in nome del futuro, ai blocchi stradali (che scatenano inquinanti ingorghi). E se ne infischiano se qualcuno rischia la vita perché i soccorsi tardano. È la nuova «resistenza» verde. Che dilaga in Europa. Fuori dai partiti. Tanto da essere bollata, talvolta a buon diritto, come «eco-terrorismo».
Sigle diverse, diversi i Paesi, ma ideologie collegate: è il volto più radicale dell'ambientalismo che negli ultimi giorni ha toccato tanto l'Italia quanto la Francia, e poi Gran Bretagna, Svizzera, Olanda, Germania. Marce, petizioni e sit-in, e sempre più spesso azioni individuali. Proteste che più che raccontare qualcosa di sensato per difendere la nobile causa ecologista finiscono per attentare all'arte, fiere, bar e ristoranti (talvolta il dissenso verde si salda infatti con la protervia animalista), passanti, automobilisti; finché l'epilogo della disobbedienza non diventa tragico, come rischia d'essere l'ultimo blocco per il clima in Germania.
Il gruppo «Letzte generation» conosciuto per i blitz a danno di opere d'arte ha messo a rischio la vita di una donna travolta con la sua bici da un tir, a Berlino. Era finita incastrata sotto il mezzo. L'ambulanza è partita per tempo, ma la «disobbedienza civile» impediva il passaggio. È in gravi condizioni. Ed è bufera politica, perché per i vigili del fuoco il caos ha costretto a usare strumenti improvvisati per liberare la ciclista dalle lamiere. Il sindacato di polizia chiede di «dire addio alla favola della protesta innocua». La replica del collettivo: «Non appena il governo prenderà misure contro l'imminente collasso climatico, fermeremo tutte le azioni».
L'episodio tedesco è solo l'ultimo di una serie del gruppo, che aveva già imbrattato con del purè Les Meules (il Pagliaio) di Monet al Museo Barberini di Potsdam. La media è quasi di un atto al giorno. Con proseliti in Italia. Alcuni folkloristici: vedi la contestazione di «Extinction Rebellion» a Torino davanti al Consiglio regionale, vestiti da Minions, perché «non ci resta che l'ironia di fronte a chi continua a minimizzare lo stato di emergenza ecoclimatica»; altri di puro vandalismo. Come anche a Londra, dove gli ambientalisti della campagna Just Stop Oil hanno lanciato torte in faccia alla statua di re Carlo III al Madame Tussauds; una zuppa contro I girasoli di Van Gogh alla National Gallery e stanno tormentando non solo Sua Maestà, chiedendo di sospendere i permessi per l'estrazione di petrolio e gas, ma pure l'Olanda. L'ultima bravata pro-ambiente è stato il raid al Mauritshuis Museum dell'Aja, stavolta incollandosi la faccia al vetro di protezione del capolavoro di Vermeer La ragazza con l'orecchino di perla. Tre arresti. Vanno peggio le cose in Francia, dove il ministro della Cultura ha chiesto a tutti i musei nazionali d'essere più vigili. E dove l'allerta si è estesa a un altro gruppo: «Dernière rénovation», che il 28 ottobre ha bloccato l'autostrada A6 per l'aeroporto. Gli stadi, la viabilità. Infine il teatro, sabotando l'esecuzione de «Il flauto magico» all'Opéra Bastille.
Il ministro dell'Interno francese ha infine deciso di usare la forza: nel braccio di ferro contro la costruzione dei maxi-bacini idrici a Sainte-Soline (Nuova-Aquitania), ultimo fronte dell'eterogenea protesta ultrà écolo-gauchista che ha causato una sessantina di feriti tra i gendarmi. In 7mila hanno invaso un terreno provando a smantellare il sistema di tubature per fermare la costruzione. «(Loro) sono, non ho paura di dirlo, l'eco-terrorismo che dobbiamo combattere», la linea Darmanin. Gruppuscoli estremisti, violenti, anche in Svizzera. «Guerriglieri» in nome della natura. E poi ci sono i non-violenti nostrani a creare scompiglio: a Roma due settimane fa contro i combustibili fossili i militanti di «Ultima Generazione» (sigla nata nel 2021 dal movimento internazionale «Extinction Ribellion») hanno occupare il raccordo anulare nell'ora di punta.
Blocco riproposto due giorni fa in Viale Marconi, dopo quello alla tangenziale di Milano. Tensioni ieri anche a Padova, dove gli stessi fenomeni hanno impedito l'accesso di un corteo di auto storiche americane al Tuttinfiera in nome della «resistenza passiva».
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