Per aver ucciso nel sonno la sua ex fidanzata, Sofia Castelli, dopo essersi nascosto nell'armadio in casa sua, a Cologno Monzese, l'italo marocchino Zakaria Atqaoui è stato condannato a 24 anni dalla prima Corte d'Assise di Monza e non all'ergastolo, come era stato chiesto dall'accusa. Una sentenza ritenuta ingiusta dai genitori della vittima. Dopo la lettura del dispositivo la madre è uscita in lacrime dall'aula, abbracciando il papà, senza parlare con i giornalisti, tra lo sgomento degli amici della giovane vittima. «Una sentenza severa ma ingiusta, restiamo in attesa di leggere le motivazioni», hanno commentato i loro avvocati, Gabriele Maria Vitiello e Giuseppe Policastro. Per i legali non sarebbero state valutate adeguatamente la premeditazione e le altre aggravanti.
Se i giudici hanno scelto di non infliggere il massimo della pena all'imputato, come ci si sarebbe aspettati dalle aggravanti della premeditazione, dei futili motivi e del mezzo insidioso (l'essersi nascosto nell'armadio, ndr) è perché è stata valorizzata la condotta processuale del 23enne, la sua incensuratezza, l'essersi costituito alla polizia subito dopo il delitto e l'aver confessato contribuendo alla ricostruzione dell'omicidio. Attenuanti che hanno bilanciato le aggravanti, portando la pena a 24 anni e respingendo la richiesta del pm Emma Gambardella che invece avrebbe voluto il carcere a vita, senza il riconoscimento delle attenuanti, per colui che nella requisitoria ha definito un «assassino feroce».
Rabbia anche tra gli amici di Sofia. La sua migliore amica, Aurora Fiameni, che la sera del delitto dormiva nella stanza accanto a quella in cui la ragazza è stata uccisa, è scappata via piangendo, poi ha riversato la sua amarezza sui social, rivolgendosi direttamente a Atqaoui: «Hai ucciso una ragazza a coltellate mentre dormiva e hai avuto soltanto 24 anni. È una vergogna. Hai distrutto famiglie e rovinato vite ma tu fra 24 anni sarai fuori mentre Sofia non tornerà più. È surreale, questa è l'Italia, questa non è giustizia». L'unico ad essere soddisfatto è il difensore dell'imputato, Vainer Burani, convinto che si sia trattato di un delitto d'impeto: «La sentenza ha tenuto conto della realtà effettiva dei fatti e dello stato particolare di questo giovane sulla capacità di preordinare quanto ha commesso perché ha perso il controllo». Tra 90 giorni i giudici depositeranno le motivazioni e la Procura deciderà se ricorrere in appello. Resta l'indignazione di chi si aspettava una pena più severa per un delitto tanto spietato. Atqaoui ha seguito la lettura del dispositivo dalla gabbia degli imputati con gli occhi bassi e senza aprire bocca, tra i commenti e le parolacce del pubblico.
Il 23enne non aveva mai accettato la decisione di Sofia di interrompere la loro relazione ed era ossessionato dall'idea che lei potesse avere un altro.
Per provare a coglierla sul fatto la sera del 29 luglio del 2023, mentre la ragazza era a ballare con un'amica, è entrato in casa sua con un mazzo di chiavi che le aveva sottratto precedentemente e si è nascosto nell'armadio con un coltello. Quando ha aperto l'anta, mentre l'amica dormiva nell'altra stanza, non c'era nessuno nel letto accanto a Sofia. Ma Atqaoui ha voluto «fargliela pagare» lo stesso, come aveva scritto in un messaggio ad un amico.
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