Amoroso presidente. Ma la Consulta resta ancora monca

Domani il voto in Parlamento

Amoroso presidente. Ma la Consulta resta ancora monca
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La Corte costituzionale ha un nuovo presidente, Giovanni Amoroso, ma non ha ancora i 4 giudici che il Parlamento deve eleggere. Domani si vota di nuovo, eppure pare che l'accordo tra le forze politiche non sia stato raggiunto. Lunedì la Consulta si è pronunciata sui referendum, bocciando quello sull'autonomia, in soli 11 su 15 componenti. Ma Amoroso, il cui mandato scade a metà novembre 2026, sottolinea: «Anche con 11 giudici la Corte non è menomata. È un organo profondamente collegiale. Ci aspettiamo che il parlamento nomini giudici di assoluto livello». E ancora: «Occorre che il legislatore intervenga e determini i criteri per i Lep, pilastro della legge». Il neopresidente, i due vice sono Francesco Viganò e Luca Antonini, telefona a Giorgia Meloni per informarla e riceve gli auguri dalla premier e dagli altri rappresentanti delle istituzioni. Rimane il problema aperto. Potrebbe arrivare anche la quattordicesima fumata nera?

Non lo esclude nessuno, ma le versioni sullo stallo sono almeno due. Una attribuisce la responsabilità a Forza Italia che non avrebbe scelto il suo candidato, l'altra alla difficoltà di mettere tutti d'accordo sul nome tecnico. Lo schema stabilito da Palazzo Chigi è quello di 2 giudici alla maggioranza (uno di FdI, il consigliere giuridico di Giorgia Meloni Francesco Saverio Marini e uno a Fi che ancora lo tiene coperto), uno all'opposizione (e il Pd avrebbe indicato il giurista Massimo Luciani) e un tecnico super partes. Il tutto complicato dalla necessità di far entrare nella rosa almeno una donna. Pare che ora il M5S stia brigando per presentare come tecnico il costituzionalista Michele Ainis, che voleva al posto di Luciani e che per gli altri non è affatto neutrale ma legato al partito di Conte. Quel posto una settimana fa sembrava dell'avvocato generale dello Stato Gabriella Palmieri Sandulli, nominata dal governo Conte ma poi saltata per la voce che gli azzurri la volessero come loro candidato.

Fi starebbe valutando Roberto Cassinelli, ex deputato azzurro, avvocato cassazionista, nel 2022 tra i più votati ai primi spogli per il Quirinale. Potrebbe essere preferito ad Andrea Di Porto, già tra gli avvocati di Silvio Berlusconi. Una scelta tra giuristi e questo taglierebbe fuori il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto e il capogruppo in commissione giustizia al Senato, Pierantonio Zanettin.

Il primo potrebbe far perdere un parlamentare alla maggioranza perché alle elezioni suppletive nel collegio di Andria è in agguato il centrosinistra. A Zanettin, invece, nel collegio proporzionale subentrerebbe l'azzurra Roberta Toffanin. Ma spiegato a Sisto che si richiedono non parlamentari, per Antonio Tajani sarebbe difficile puntare su Zanettin.

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