Anche Frongia indagato. E ora cade il teorema dell'unica mela marcia

L'inchiesta arriva alla giunta. E l'ex vice della Raggi rimette le deleghe da assessore

Anche Frongia indagato. E ora cade il teorema dell'unica mela marcia

Frana il teorema della mela marcia. Nemmeno 24 ore dopo l'arresto di Marcello De Vito, il pentastellato presidente del Consiglio comunale della capitale coinvolto in una vicenda di corruzione nell'ambito del progetto del nuovo stadio della Roma, risulta sempre più difficile per Luigi Di Maio difendere l'innocenza del Movimento Cinque Stelle. Non basta dire «subito via chi sbaglia», come ha fatto il ministro M5s, se poi la stessa inchiesta si allarga fino alla giunta andando a colpire questa volta un fedelissimo della sindaca Virginia Raggi, quel Daniele Frongia che ai tempi dell'arresto dell'ex capo del personale Raffaele Marra era salito agli onori delle cronache come uno dei partecipanti alla chat Whatsapp «quattro amici al bar» con cui la prima cittadina era solita ritrovarsi sui tetti del Campidoglio.

Frongia, che è stato il primo vice sindaco della giunta capitolina M5s, adesso è indagato per corruzione nell'ambito dell'inchiesta sullo stadio di Tor di Valle che ha al centro Luca Parnasi, l'imprenditore finito in carcere per un giro di mazzette messo in piedi per agevolare la costruzione dell'impianto. Al contrario di De Vito - che comunque faceva parte di quella frangia del Movimento più distante dalla Raggi, quella della «nemica» di sempre Roberta Lombardi - Frongia rimane uno dei consiglieri politici più ascoltati dalla sindaca. Quindi il fatto che anche lui sia finito sotto inchiesta rappresenta l'ennesima grana non solo per la prima cittadina (tanto che ieri in Campidoglio si sono rincorse voci, poi smentite dallo staff, su sue presunte dimissioni), ma per tutto il Movimento, dopo che anche il capogruppo dei Cinque Stelle in Campidoglio, Paolo Ferrara, che aveva partecipato alla trattativa con il gruppo Parnasi per la modifica del progetto iniziale dello stadio, dallo scorso giugno è indagato anche lui per corruzione. Per togliere dall'imbarazzo i Cinque Stelle, Frongia si è autosospeso dal M5s («per una questione di opportunità politica») e ha rimesso alla sindaca le deleghe da assessore capitolino allo Sport che la stessa le aveva affidato, sottolineando che la sua vicenda non c'entra con l'arresto di De Vito e che lui non ha mai chiesto né ottenuto favori da Parnasi. La Procura, invece, sospetta il contrario dopo che lo stesso costruttore nel corso dei suoi interrogatori ha raccontato di essersi rivolto proprio a lui, nella veste di vicesindaco, affinché gli segnalasse qualcuno da assumere in una delle sue società come responsabile delle relazioni istituzionali. L'esponente grillino gli avrebbe indicato il nominativo di una giovane trentenne, una sua amica, ma poi l'assunzione non andò in porto perché a giugno Parnasi venne arrestato. Frongia ha fatto sapere di confidare in un'imminente archiviazione da parte dei magistrati. «Comprendo - ha scritto su Facebook - la necessità di alcuni giornali di scagliarsi ora, ferocemente, contro la giunta capitolina. Ma il mio caso non ha nulla a che fare con ciò che è emerso mercoledì. I principi etici del M5s sono alla base della mia azione politica». Anche secondo i suoi avvocati, Alessandro Mancori ed Emiliano Fasulo, la Procura avrebbe intenzione di archiviare la posizione dell'ex vicesindaco.

L'impatto mediatico dell'ennesima indagine, comunque, è devastante. E rischia di appannare l'immagine del Movimento, costruita al grido di «onestà» in contrapposizione ai guai della vecchia politica, dalla quale ormai le distanze sembrano essersi accorciate.

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