Legittimo misurare la febbre a scuola. Una procedura che non contrasta ma invece integra la regola imposta dal governo, ovvero la richiesta ai genitori di misurare la temperatura ai propri figli prima che escano di casa.
Il ministro dell'Istruzione, Lucia Azzolina, e il ministro della Salute, Roberto Speranza, escono sconfitti, almeno al momento, dal confronto con il governatore del Piemonte, Alberto Cirio, che con una delibera regionale ha imposto alle scuole della regione di verificare la temperatura degli studenti all'inizio delle lezioni.
Il Tar ha respinto la richiesta di sospensiva d'urgenza del governo e dunque l'ordinanza rimarrà valida almeno fino al 14 ottobre, data nella quale è fissata la trattazione in camera di consiglio.
I giudici amministrativi hanno respinto la sospensiva perché in effetti il provvedimento regionale non sovverte quanto stabilito dallo Stato, ma lo integra. Non solo. Il Tar ha valutato che il rischio sanitario è comunque tale da giustificare provvedimenti straordinari.
E in effetti non poteva che essere così: occorre ricordare che sin dall'inizio dell'epidemia l'orientamento del governo rispetto alle scelte delle regioni è stato quello di chiedere il rispetto delle norme dettate dal centro vietando di renderle più blande ma non più rigide. Inoltre, rileva il Tar, non è dimostrato che la misurazione della febbre a scuola abbia creato «problematiche di assembramenti» come in sostanza temeva il ministro Azzolina che aveva accusato il Piemonte di creare così maggiore confusione.
Anzi, sottolinea l'assessore regionale alla Sanità Luigi Icardi, in questi giorni «4 bimbi positivi sono stati isolati attraverso la misurazione della temperatura a scuola».
Sulla gestione sanitaria del coronavirus sin dalla scoperta del primo caso sul territorio sono stati sempre più frequenti gli scontri fra il governo centrale e le amministrazioni locali che spesso non hanno condiviso le stesse scelte. Come nel caso di un altro scontro in atto che in questo caso vede invece sconfitta la regione.
Il Tar della Sardegna infatti ha accolto il ricorso del governo sospendendo l'ordinanza del governatore della regione Christian Solinas che imponeva test Covid obbligatori all'arrivo a partire da lunedì 14 settembre. I giudici amministrativi con un decreto firmato dal presidente Dante D'Alessio, hanno accolto la domanda cautelare di sospensiva proposta dall'avvocatura dello Stato su richiesta dedi Palazzo Chigi. Fissata l'udienza di merito il 7 ottobre.
Da sottolineare che la decisione del Tar resta circoscritta alla questione tamponi mentre resta in vigore quanto previsto nell'ordinanza numero 43 sull'obbligo di utilizzare sempre le mascherine in tutti gli ambienti chiusi o aperti dove sia concreto il rischio di assembramento, ma anche l'insieme di disposizioni che, in vista della riapertura delle scuole il 22 settembre comprese quelle che portano fino all'80 per cento l'occupazione dei posti a sedere nei mezzi del trasporto pubblico locale.
«Sono dispiaciuto che la scelta del Governo sia stata quella di entrare in netto contrasto con il Piemonte, invece che considerarlo un esempio» dice il presidente Cirio che parla di un provvedimento che «punta a garantire più sicurezza per i propri cittadini».
Non si rassegna alla decisione del Tar il governatore della Sardegna Christian Solinas.
La regione, finita nella bufera per i cluster da discoteca e movida, potrebbe decidere di modificare il contenuto degli articoli la cui efficacia è sospesa: «Valuteremo tutte le possibili soluzioni - promette Solinas -, ma questa vicenda conferma che il governo usa due pesi e due misure».
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