È ancora stallo sul candidato per il Lazio Parisi resta in pole, l'incognita Pirozzi

Il leader di Energie per l'Italia pronto a correre ma il nodo dei collegi promessi dagli alleati non si è sciolto. Vertice dei big ad Arcore, il Cav vuole chiudere entro lunedì

È ancora stallo sul candidato per il Lazio Parisi resta in pole, l'incognita Pirozzi

Roma - Non arriva, l'atteso annuncio sul candidato-governatore del Lazio per il centrodestra. La situazione è bloccata: Stefano Parisi rimarrebbe in pole position, con l'assenso dei tre leader, ma i rischi legati al «disturbatore» Sergio Pirozzi, deciso a non fare un passo indietro, impedirebbero per ora l'investitura. Una possibile spaccatura nell'elettorato, si sa, avvantaggerebbe gli avversari, in testa l'uscente presidente Pd Nicola Zingaretti, replicando il quadro della corsa a sindaco di Roma.

Al leader di Energie per l'Italia, sostenuto soprattutto da Antonio Tajani e da Ignazio La Russa di Fdi, la proposta è stata fatta martedì mattina, lui ha accettato e gli sono stati promessi tra i 5 e i 3 collegi sicuri. Senza chiarire quali, perché tutto rientra nella trattativa più ampia tra gli alleati per la distribuzione dei seggi in tutta Italia. Pur rimanendo favorito, per qualcuno l'ex direttore generale di Confindustria deve vedersela con certe resistenze proprio tra gli azzurri. E gli altri possibili candidati, in particolare Maurizio Gasparri di Fi, ma anche Fabio Rampelli di Fdi, potrebbero tornare in lizza.

All'inizio della mattinata, prima di presiedere il vertice di Arcore, Silvio Berlusconi a Radio 24 faceva ritenere imminente la scelta di Parisi: «Oggi (ieri, ndr) riprenderemo a parlare anche del Lazio e sulla candidatura decideremo insieme agli altri nelle prossime ore». Al tavolo di Villa San Martino il leader di Forza Italia cerca di sciogliere il garbuglio delle candidature, sulla base della prima istruttoria fatta dai coordinatori regionali azzurri. E quello più intricato rimane proprio il nodo del Lazio, che ha un peso considerevole nella ripartizione. Soprattutto ora che a complicare il quadro ci sono i ritocchi alla mappa richiesti dai centristi di NcI, che pretendono compensazioni territoriali dagli azzurri oltre i 21 collegi promessi.

Così è davvero duro il lavoro dei big di Fi riuniti ad Arcore, dal presidente del parlamento europeo Tajani a Niccolò Ghedini, da Gianni Letta al leader Udc Lorenzo Cesa, dai capigruppo Paolo Romani e Renato Brunetta a Sestino Giacomoni. Oggi, comunque, il Cavaliere dovrebbe chiudere il lavoro sui collegi uninominali e lunedì 29 è il termine ultimo per le liste. Per il Lazio serve una candidatura unitaria e Parisi, pur essendo estraneo alle componenti dell'alleanza sembrava avere il via libera di tutti. Però, la strada si è rivelata impervia. In mattinata, Giorgia Meloni diceva a Sky: «Stiamo cercando una soluzione che ci metta d'accordo. Anche quella di Parisi può essere una buona scelta, che allargherebbe la coalizione». Dopo le 19, però, il segnale che l'accordo non si trovava emerge dalle parole della leader di Fdi: «Rampelli resta la figura migliore».

Il sindaco di Amatrice Pirozzi, candidato con una lista civica, intanto prosegue la sua campagna elettorale. Sfoggia un maglione rosso, contro «l'invidia», e dice: «Parisi l'ho sentito 2 mesi e mezzo fa e aveva espresso apprezzamento per la mia candidatura. Nel 2016 ha fatto un grande risultato a Milano, però non ci può essere un candidato buono per tutte le occasioni». Poi ricorda che chi si vuole «apparentare con Sergio Pirozzi presidente ha una scadenza per farlo: il 26 gennaio alle ore 15» e conferma di aver avuto offerte sia dal centrodestra che dal centrosinistra. «Tajani l'ho incontrato 10 giorni fa e mi ha chiesto se volevo fare il vice presidente della Regione o se volevo un posto in Parlamento. Ho detto no. Poi se aspiravo a un ruolo nel governo. Anche Renzi mi ha proposto un posto in Parlamento.

Ringrazio tutti, ma sarebbe solo sfruttamento dell'immagine di un uomo, funzionale alla raccolta di voti. Non sono controllabile? Se potevo fare il sottosegretario alla Ricostruzione perché non sono degno di fare il presidente della Regione?».

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