Due giorni al d-day del green pass esteso ai trasporti. Dal primo settembre il certificato verde sarà necessario non solo per entrare nei ristoranti al chiuso, nei cinema e nelle palestre, ma anche per salire a bordo di treni e autobus a lunga percorrenza, aerei e traghetti che collegano regioni diverse. Proprio quel giorno però potrebbe rivelarsi un problema per chi, regolarmente munito del lasciapassare, dovrà viaggiare in treno.
Colpa della mobilitazione dei no pass che, per protestare contro quella che ritengono una «dittatura sanitaria», hanno intenzione di bloccare le stazioni di 54 città italiane, tra cui quelle di Milano, Genova, Torino e Roma. «Non ci fanno partire con il treno senza il passaporto schiavitù? Allora non partirà nessuno», si legge sulla chat Telegram «basta dittatura» che conta 37.887 iscritti e che è già stata utilizzata per organizzare le manifestazioni delle scorse settimane. La protesta andrà avanti tutto il giorno, ma benché organizzata da chi si definisce un «popolo autogestito e pacifico», rischia di complicare la giornata a chi deve partire il primo settembre. L'appuntamento è alle 14,30 davanti alle stazioni elencate nel manifesto, per entrare alle 15 e far sentire la propria voce «fino a sera». Non è chiaro fin dove si spingeranno i no pass, anche perché bloccare una stazione impedendo la partenza dei treni potrebbe configurare il reato di interruzione di pubblico servizio. «Una minaccia gravissima» quella del movimento no pass per la presidente dei senatori di Forza Italia, Anna Maria Bernini. «Un tentativo di sabotaggio alla civile convivenza in nome della libertà di contagiare, che il Viminale ha il dovere di non sottovalutare pianificando da subito contromisure severe. Non può esserci alcuna comprensione per chi dolosamente mette a repentaglio la salute pubblica», aggiunge la senatrice azzurra.
Ma il popolo dei no vax è pronto alle barricate. Se in tanti, come gli operatori turistici e i ristoratori, hanno accettato di buon grado il pass come una garanzia per ripartire in sicurezza, continua ad esserci una fetta di popolazione che non ne vuole sapere. Dopo la mobilitazione di luglio con migliaia di persone in piazza in tutta Italia, ieri a Roma e Genova ci sono state nuove proteste contro il decreto che lo rende obbligatorio.
«È una situazione che non garantisce nessuna sicurezza sanitaria», dice Fabrizio Nusca, tra i promotori del comitato Libera Scelta, deciso a scendere in piazza finché non verrà abrogato il decreto «che proroga lo stato di emergenza e impone di fatto un obbligo a fare una vaccinazione sperimentale».
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