Era solo una questione di ore. Lo sapevamo. E infatti così è stato. Puntuale come una cartella esattoriale è arrivata la nuova polemica progressista, in questo caso ancor più odiosa e ipocrita perché venata di quel pauperismo peloso che molto spesso alloggia negli attici più radical chic dei centri storici. La storia è arcinota, ma la riassumiamo brevemente: domenica 3 settembre, il pilota della Ferrari Carlos Sainz non fa nemmeno in tempo a festeggiare il terzo posto ottenuto al Gran Premio di Monza quando, attorno alle otto di sera, nel cuore della Milano della moda, viene avvicinato da tre ragazzi. All'inizio sembrano normalissimi fan a caccia di un selfie, ma bastano pochi secondi - nel vero senso della parola - per capire che lo scenario è totalmente diverso. In men che non si dica i malintenzionati sottraggono allo sportivo l'orologio che porta al polso. Segue un breve inseguimento durante il quale - trucchi del mestiere - il pilota ha la meglio e recupera il suo prezioso segnatempo. Finisce qui la colluttazione fisica, ma inizia contestualmente quella social e pure un po' sociologica. Dobbiamo partire dal presupposto che - non stiamo citando Vannacci, non si preoccupino le vestali del politicamente corretto - il mondo va leggermente al contrario, perché altrimenti la discussione sarebbe stata: ma è possibile che nel centro storico della «capitale morale», della città più moderna, più inclusiva, più ricca e più Europea d'Italia si venga scippati tranquillamente alle venti di una placida domenica settembrina come nel Bronx degli anni Ottanta? Purtroppo non solo è possibile, ma è la quotidianità alla quale ci sta abituando l'amministrazione illuminata del sindaco Beppe Sala. Dunque la galassia progressista rovescia in modo surreale il quesito: non si vergogna Sainz ad andare in giro con un orologio da più da alcune centinaia di migliaia di euro? Ecco, parliamone: sì, lo sportivo aveva al polso un Richard Mille RM 67-02 Alexander Zverev, un ricercato segnatempo della prestigiosa casa orologiera che del cavallino rampante è anche sponsor. Un oggetto per pochissimi, costosissimo e di lusso. Abbastanza per mandare in tilt la sinistra che si balocca con quel marxismo moralisteggiante e puritano che applica, sempre e solo, agli altri. Perché si può discutere il buongusto di quell'orologio, ma non la liceità di poterlo indossare a proprio piacimento, a meno che non si abiti ancora in Unione Sovietica. Con i polpastrelli tremuli di bacchettoneria, la prima a twittare e poi cancellare, è l'ex volto del Tg1 Tiziana Ferrario: «Mi stupisce che ci sia un uomo che gira con 500 mila euro al polso senza provare alcun imbarazzo. Essere una persona di successo che guadagna tanto non comporta l'esibizione della propria ricchezza questione di etica. #ItalianGP #Sainz». Eccolo lì lo stigma: «l'esibizione della ricchezza». Il commento social provoca una pioggia di critiche, tanto che la giornalista si vede costretta a precisare e poi rimuovere il commento, ma la toppa è peggio del buco e risponde così a chi le fa notare che molto probabilmente il pilota indossava l'orologio per questioni di sponsorizzazione: «Diciamo che in genere non amo l'ostentazione di oggetti supercostosi.
Mi pare inopportuno. Farlo per guadagno, senza comprarlo, mi pare ancora peggio. Ma vedo di essere in minoranza. Pazienza!». E pensare che Fidel Castro portava al polso addirittura due Rolex, chissà cosa ne pensavano Ferrario e compagni.
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