Antitrust contro 4 società: "Clienti ingannati sui prezzi grazie a pratiche scorrette"

Eppur si muove. Secondo l'Antitrust almeno quattro fornitori di energia avrebbero speculato sulla crisi con pratiche commerciali scorrette e ingannevoli sulle fonti rinnovabili

Antitrust contro 4 società: "Clienti ingannati sui prezzi grazie a pratiche scorrette"

Eppur si muove. Secondo l'Antitrust almeno quattro fornitori di energia (Iberdrola, E.On, la multiutility Iren e Dolomiti Energia) avrebbero speculato sulla crisi con pratiche commerciali scorrette e ingannevoli sulle fonti rinnovabili, aggirando la stretta sulle modifiche unilaterali ai contratti imposta dal governo con il decreto Aiuti bis lo scorso 10 agosto, già denunciate in una nota congiunta con Arera lo scorso 13 ottobre che di fatto anticipava l'apertura dell'indagine.

La norma sin da subito è sembrata scritta male, visto che lasciava diversi spiragli. Secondo gli esperti contattati dal Giornale la norma non vieterebbe espressamente la facoltà di recesso dal contratto. Secondo altre interpretazioni si potrebbero rescindere solo i contratti con i clienti a mercato libero ma con preavvisi non inferiori a tre, sei mesi.

Tra le diverse società finite nel mirino dell'Antitrust ci sono altre 26 fornitori come Eni, Enel, Edison, Sorgenia, Illumia, Repower ed ex municipalizzate come A2A, Acea e Hera. A quanto risulta al Giornale, oltre alle modifiche unilaterali dei prezzi a tariffe peggiorative ci sarebbero richieste di fideiussioni o depositi bancari congelati a garanzia delle bollette e, come alternativa alle modifiche contrattuali, minacce neanche troppo velate di distacco dell'energia. Molti fornitori, in caso di mancato pagamento, sarebbero già passati dalla messa in mora con raccomandata al distacco della fornitura da remoto in pochi giorni, senza solleciti e direttamente da chi distribuisce l'energia o il gas. Quanto alle lettere di recesso, scritte con formule tipo «vista l'impossibilità di garantire la tua fornitura... ci vediamo costretti a risolvere il contratto...» eccetera, la difesa delle quattro società è sostanzialmente la stessa: con i legali abbiamo letto il decreto Aiuti bis e confidiamo di averlo applicato, proponendo adeguamenti solo a clienti in scadenza.

Il problema sollevato da Arera e Antitrust riguarda soprattutto gli utenti già rimasti senza fornitore: luce e gas in questo caso sarebbero comunque garantiti dal Servizio di maggior tutela e dal Fornitore di ultima istanza, a un costo più alto ma pagato in parte dalla fiscalità generale. Come è successo tra Padova e Treviso, dove è stata staccato il gas a 500 condomìni. Ma chi decide la risoluzione «giudiziale» del contratto non può essere il fornitore ma il giudice. Sul tavolo c'è anche l'aggiornamento delle tariffe. Un po' a sorpresa a fine luglio Arera ha deciso di modificare il calcolo del costo del gas non più su base trimestrali e in base al famigerato indice olandese Ttf ma su base mensile e sul mercato Psv, dove le quotazioni sono in media più elevate e ancora più volatili, e con un conguaglio posticipato alla bolletta successiva. «Come mangiare al ristorante senza sapere i prezzi del menù», commenta un trader milanese che ha passato l'estate a ricalcolare i volumi e i prezzi per i suoi clienti.

La maggioranza intanto lavora a una serie di misure per contenere l'emergenza, come la proroga degli sgravi previsti nel Dl Aiuti bis fino a dicembre. Ma il prossimo governo - a fronte di una scarsità oggettiva di energia - potrebbe decidere anche «la militarizzazione dei consumi» attraverso razionamenti gestiti dal ministero della Transizione ecologica, come ipotizza Nomisma. E se a novembre e dicembre si potrebbero registrare il maggior numero di distacchi, nel primo trimestre 2023 arriverà il conguaglio Arera sull'energia elettrica: altri 1,6 miliardi da spalmare sugli operatori del mercato libero. La coperta è corta: senza soldi saltano i clienti, poi i fornitori e infine le imprese. Enel ha già chiesto un prestito da 16 miliardi (garantito da Sace al 70%) per coprire il rischio legato ai contratti future stipulati.

Altro che gli extraprofitti su cui puntava Mario Draghi per finanziare la socializzazione dei costi e così sterilizzare l'aumento spropositato delle tariffe.

Il rischio è di innescare una pericolosa spirale. Se i clienti morosi aumentassero a dismisura, il costo dovrà essere spalmato su tutti gli altri. E chi pagherebbe più?

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