Appalti pilotati in Calabria: indagato il governatore piddì Oliverio

Falso, corruzione e frode in pubbliche forniture. Il presidente della Regione finisce nei guai: scatta l'obbligo di dimora

Appalti pilotati in Calabria: indagato il governatore piddì Oliverio

Falso, corruzione e frode in pubbliche forniture. Questi i reti ipotizzati nell'operazione "Lande Desolate" della Guardia di Finanza di Cosenza che ha fatto finire nei guai anche il piddì Mario Oliverio per presunte irregolarità nell'affidamento di appalti pubblici. Per il governatore della Regione Calabria, accusato di abuso di ufficio, i magistrati hanno, infatti, disposto l'obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore, il centro del Cosentino in cui vive. L'inchiesta ha, poi, portato agli arresti Giorgio Barbieri, titolare dell'azienda impegnata nella realizzazione della funivia di Lorica che, secondo gli inquirenti, sarebbe la testa di ponte del clan di Franco Muto di Cetrano detto il "re del pesce".

Sono in tutto sedici le persone coinvolte, destinatarie di misure cautelari, tra cui politici, dirigenti pubblici, funzionari e imprenditori accusati a vario titolo di corruzione, falso in atto pubblico, abuso d'ufficio e frode in pubbliche forniture. Non appena la Guardia di finanza ha notificato il provvedimento cautelare per abuso d'ufficio, contro il Partito democratico si sono riversate le opposizioni che hanno immediatamente invocato le dimissioni di Oliverio dalla presidenza della Regione Calabria. "Sono un atto dovuto nei confronti dei calabresi", ha commentato l'europarlamentare del Movimento 5 Stelle, Laura Ferrara. "Il suo governo regionale - ha tuonato la grillina - si è distinto più per le indagini che coinvolgono i membri della Giunta e lo stesso presidente che non per un'azione politica volta allo sviluppo del territorio. Oliverio non può più rappresentare la Calabria". Anche il ministro della Salute Giulia Grillo, che nei giorni scorsi aveva avuto da ridire col governatore, è intervenuta duramente su Twitter: "Ma è la stessa persona che si lamentava delle scelte del governo di nominare i commissari in Calabria per riportare trasparenza, legalità e merito e garantire una sanità migliore ai cittadini calabresi? Continuerò a battermi per dividere politica e sanità".

Per Oliverio la procura distrettuale antimafia di Catanzaro aveva chiesto gli arresti domiciliari ma il gip ha preferito disporre l'obbligo di dimora nel comune di residenza. tra il 2016 e il 2016, come spiegato dal procuratore capo Nicola Gratteri in conferenza stampa, avrebbe proposto a vantaggio dell'impresa di Barbieri un ulteriore finanziamento per realizzare alcune opere, scelta che avrebbe avuto come contropartita il rallentamento dei lavori a piazza Bilotti di Cosenza, appaltato allo stesso imprenditore, per sole questioni politiche. L'imprenditore avrebbe usato i soldi incassati dalla propria impresa per agevolare la cosca Muto, considerato che avrebbe versato denaro alla 'ndrangheta. Nel mirino delle Fiamme Gialle ci sono gli appalti per l'ammodernamento dell'aviosuperficie di Scalea e degli impianti sciistici di Lorica oltre che la successiva fase di erogazione di finanziamenti pubblici.

Di fronte a quelle che definisce "accuse infamanti" Oliverio ha deciso di fare lo sciopero della fame. "La mia vita e il mio impegno politico e istituzionale - ha commentato - sono stati sempre improntati al massimo di trasparenza, di concreta lotta alla criminalità, di onestà e rispettosa gestione della cosa pubblica. I polveroni sono il vero regalo alla mafia". Secondo il governatore della Calabria, l'opera che è stata messa sotto indagine non sarebbe stata appaltata nel corso della sua responsabilità alla guida della Regione. "Quanto si sta verificando - ha incalzato - è assurdo.

Non posso accettare in nessun modo che si infanghi la mia persona e la mia condotta di pubblico amministratore. Sarebbe come accettare di aver tradito la fiducia dei cittadini. Chiedo chiarezza. Lotterò con tutte le mie energie - ha infine concluso - perché si affermi la verità".

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