Approvato il Rosatellum: via libera alla legge elettorale

Una legge elettorale fatta in tempi record: il via libera definitivo in 35 giorni e 8 fiducie. Ecco come voteremo: tutti i capisaldi della riforma

Approvato il Rosatellum: via libera alla legge elettorale

Adesso è legge. Dopo otto voti di fiducia in soli trentacinque giorni (domeniche comprese), il Rosatellum bis incassa il via libera definitivo. Tiene fino all'ultimo il patto a quattro tra Pd, Forza Italia, Ap e Lega. A Palazzo Madama risultano determinanti i voti (favorevoli) dei verdiniani che assicurano il numero legale insieme a forze minori come i fittiani e l'Udc. La riforma elettorale è stata duramente contrastata dal Movimento 5 Stelle, da Mdp e da Sinistra italiana.

Il via libera alla nuova legge elettorale è stato salutato da un applauso. L'aula del Senato l'ha approvata con 214 voti favorevoli (video). Trentacinque giorni fa 35 giorni il Pd ha depositato in commissione Affari costituzionali della Camera il testo base. Era il 21 settembre. Da allora è iniziato un tour de force tra Montecitorio e Palazzo Madama per approvare la legge prima delle elezioni in Sicilia e della sessione di Bilancio. Su richiesta dei democrat, il governo Gentiloni ha messo ben otto fiducie: le prime tre sono state votate a Montecitorio, le altre cinque nel passaggio finale al Senato. Tutto per evitare imboscate in Aula. Era, infatti, troppo alto il rischio che le votazioni a scrutinio segreto su singoli emendamenti facessero naufragare tutto, come già successo a giugno con il Tedeschellum.

Il Rosatellum bis, così ribattezzato dal nome del capogruppo dem a Montecitorio, Ettore Rosato, già "padre putativo" di una precedente proposta, è una sorta di Mattarellum "rovesciato". Si tratta di un mix tra sistema maggioritario e proporzionale. A far da padrona è, però, la quota di proporzionale: 64% di listini plurinominali a fronte del 36% di collegi uninominali. La soglia si sbarramento per entrambi i rami del Parlamento è al 3% a livello nazionale per le liste, mentre è del 10%, sempre a livello nazionale, per le coalizioni. Ci sarà un'unica scheda e non viene concesso il voto disgiunto. C'è la quota di genere (60-40) e la possibilità di un massimo di cinque pluricandidature nei listini proporzionali, ma anche la possibilità per un candidato di presentarsi sia nei collegi uninominali che in quelli plurinominali.

Infine, non c'è l'indicazione del "capo" della coalizione (ovvero del candidato premier) ma è prevista l'indicazione del leader della singola forza politica. Infine, non c'è l'obbligo per la coalizione di presentare un programma comune.

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