Argentina, sorpasso di Massa a Milei

Il peronista a sorpresa davanti al candidato ultra liberista. Ma allo spareggio sfida incerta

Argentina, sorpasso di Massa a Milei
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Sergio Massa della coalizione peronista Unión por la Patria e Javier Milei, della Libertad Avanza, partito della destra populista. Sarà uno di loro il presidente dell'Argentina dal prossimo 10 dicembre ma, per sapere chi tra i due, dovremo aspettare il ballottaggio del 19 novembre. La sorpresa del primo turno di domenica è che sia stato Massa, ovvero l'attuale ministro dell'Economia, il candidato più votato e non Milei, come previsto dai sondaggi. Il peronista ha raccolto quasi il 37 per cento dei voti, circa il 7 in più del suo avversario.

Con un'inflazione al 138 per cento, il peso argentino al collasso e una povertà che colpisce il 40,1 per cento della popolazione, Milei pensava di avere gioco facile e voleva vincere al primo turno. Un errore di valutazione per questo 53enne ultraliberale dovuto anche alla sua folle campagna elettorale. Se infatti può portar voti presentarsi come chi vuole «abbattere la casta maledetta e ripugnante», come è solito ripetere, meno lo è identificarsi con Donald Trump o Jair Bolsonaro. Milei, soprannominato «Chucky», la bambola assassina, ha spaventato l'elettorato moderato e, soprattutto, non ha attirato a sé tanti anti-peronisti, che hanno già annunciato la loro astensione al ballottaggio. Di certo controproducente è stato agitare una motosega durante i comizi o insultare Papa Francesco. Inoltre Milei ha promesso che, se eletto, avrebbe rotto i legami con tutti i regimi comunisti, compresa la Cina che oggi è il più importante partner commerciale di Buenos Aires, oltre che con il Brasile di Lula. Invece di concentrarsi sui disastri economici e sulla corruzione del kirchnerismo, la versione del peronismo oggi al potere a Buenos Aires, Milei ha di fatto tirato la volata a Massa. Non a caso questi ha ottenuto tre milioni di voti in più rispetto alle primarie di agosto, passando da 6,5 a 9,5 milioni di suffragi. Naufragata Patricia Bullrich, la candidata del centrodestra di Junto por el Cambio, la coalizione dell'ex presidente Mauricio Macri, che non è arrivata al 24 per cento.

Oltre agli errori di Milei, il 51enne Massa ha approfittato del suo ruolo - una anomalia argentina che continui come ministro dell'Economia dopo avere deciso di candidarsi - eliminando l'imposta sul reddito per quasi tutti e riempiendo le tasche della gente in quello che è stato battezzato dai media locali «il plan platita», ovvero il «piano soldini». Oggi in Argentina 18,7 milioni di persone ricevono soldi dal governo, tra essi 3,8 milioni di dipendenti statali e meno di 6,2 milioni di lavoratori nel privato. Su Aerolíneas Argentinas circola un video in cui Massa viene presentato come unica opzione, poiché gli altri «vorrebbero chiudere la linea di bandiera» mentre sui treni la voce suadente del ministro/candidato assicura ai passeggeri che i prezzi dei biglietti sarebbero saliti da 56 a 1.100 pesos con Milei presidente.

Che succederà al ballottaggio? A rigor di logica chi ha votato Bullrich non dovrebbe votare Massa ma, a detta di molti analisti, una

parte si asterrà. Certo, arrivare alla Casa Rosada come ministro dell'Economia di un paese al collasso e sull'orlo dell'iperinflazione sarebbe un'impresa. Ma «dove finisce la logica comincia l'Argentina», dicono a Baires.

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