Ci sono voluti più di 80mila morti ma alla fine il piano pandemico c'è. Peccato che arrivi quando il governo è a fine corsa, dopo un'inchiesta della Procura di Bergamo che indaga per epidemia colposa e dopo una sfilza di «non so, non ricordo» dei principali protagonisti di una vicenda che sui giornali ha trovato troppo poco spazio.
Già, perché l'assenza di una serie di misure che sarebbero dovute scattare dopo l'alert dell'Oms del 5 gennaio 2020 - dal lockdown nazionale immediato alle mascherine da distribuire, non da regalare alla Cina, dalla produzione di dispositivi di sicurezza alla distribuzione di antivirali per contenere l'epidemia, tutte ipotesi previste nel nuovo piano diffuso ieri - avrebbero potuto evitare migliaia di morti. C'è chi dice il 70%, come il generale Pierpaolo Lunelli, che da mesi sostiene che con un piano «invece di avere 1.200 morti per milione di abitanti ne avremmo avuto 400», e che basta vedere come gli altri Paesi, come la Germania, «hanno svolto tutta l'attività di preparazione secondo le direttive del regolamento sanitario internazionale che è in vigore dal 2007», o come la Svizzera che «aveva previsto che ogni ospedale avesse tre mesi e mezzo di autonomia in termini di mascherine, non soltanto per i sanitari ma anche per i malati». Altro che regalarle.
Il governo lo sapeva? Secondo il servizio di Report andato in onda ieri sera eccome. I dirigenti del ministero della Sanità che hanno sfilato in Procura lo avrebbero confermato ai magistrati. In più ieri sera la trasmissione d'inchiesta ha mostrato in esclusiva i verbali della task force che a inizio 2020 ha supportato il ministro della Salute Roberto Speranza nelle decisioni per rispondere alla prima ondata epidemica. Secondo quanto è emerso il Covid-19 sarebbe stato assimilato a una influenza. Nonostante la segnalazione della Protezione civile («messa in quarantena Wenzhou, città da cui proviene il 90% dei cinesi immigrati in Italia»), l'istituto Spallanzani e Istituto superiore di Sanità avrebbero garantito: «Il virus non è arrivato in Italia, non c'è circolazione del virus da noi». Insomma, dai primi di gennaio fino al lockdown di fine febbraio 2020 l'Italia avrebbe perso tempo prezioso per bloccare il virus, che invece era in Italia da tempo, c'è chi dice già da settembre come aveva detto al Giornale il numero uno dell'Aifa Giorgio Palù.
Insomma, il Corovirus fu sottovalutato e le misure che avrebbero potuto contenere la pandemia non furono prese per tempo. Di chi è la colpa? Sarà la magistratura a stabilirlo.
Nel frattempo chi doveva vigilare alla stesura di un piano pandemico, come l'attuale numero due Oms Ranieri Guerra, dg della Sanità dal 2014 al 2018, non l'ha fatto. E chi come il ricercatore Oms Francesco Zambon l'ha scritto in un report, sparito dopo 24 ore e rispuntato solo a settembre, ha dovuto subire pressioni per cambiare versione.
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