Alla fine sarà Aventino. Il Terzo polo resterà fuori dall’Aula durante il voto per la costituzione dell’ufficio di presidenza di Camera e Senato. Ieri l’aveva anticipato Calenda, oggi l’ha ribadito Matteo Renzi in un video di sessanta secondi pubblicato su Instagram in cui è tornato a denunciare "l’inciucio" tra Pd e M5S per l’assegnazione delle vice presidenze che spettano all’opposizione.
"Ci sono quattro posti e ci sono tre opposizioni: Pd M5S e noi. Cosa hanno fatto Pd e Movimento 5 Stelle? Hanno fatto l’accordo per tagliarci fuori: con la loro arroganza hanno scelto di tenerci fuori. E noi resteremo fuori dall’aula e denunceremo tutto al presidente della Repubblica", dice l’ex premier da Palazzo Giustiniani, ricordando come nel 2013 si batté per garantire che il M5S potesse esprimere un vicepresidente, indirizzando i propri voti a Di Maio. "È una buona condotta parlamentare", ammonisce.
Ieri dopo l’elezione nella sala Koch di Palazzo Madama la capogruppo del Pd al Senato, Simona Malpezzi, aveva invitato a "costruire ponti anche con le altre opposizioni per poter presentare al Paese una seria alternativa al governo della destra". In serata, dal Nazareno, era arrivata la proposta di un incontro con Azione e Italia Viva. Le indiscrezioni parlano di una telefonata partita da Marco Meloni, braccio destro di Enrico Letta, diretta al capogruppo di Azione e Italia Viva alla Camera, Matteo Richetti, che però ha declinato l’invito. "Ha detto che l'incontro serviva per altre nomine e in generale per organizzare l'opposizione e che sulle vicepresidenze non c'era nessuna disponibilità a trattare. Allora che ci vediamo a fare? Basta giochetti", aveva detto il calendiano all’Adnkronos.
Vicepresidenze "blindate"
Dalla presidente dei senatori del Terzo Polo, Raffaella Paita, invece, era arrivato un messaggio di apertura. "Noi facciamo sapere che siamo pronti", ha scritto la senatrice in una nota. Poi però non se n’è fatto più nulla. In mattinata si erano rincorse voci su alcune "interlocuzioni", poi smentite dal Pd. Fonti parlamentari confermano che le vicepresidenze sono "blindate". E lo stesso, stando alle dichiarazioni del segretario Dem, dovrebbe essere per il Copasir e la Commissione di Vigilanza Rai. "No a presidenti conniventi con la maggioranza", ha detto ieri, citato dal Corriere. Per le vice presidenze di Camera e Senato Letta ha indicato Ascani e Rossomando. "Da parte di tutti noi ci dovrà essere la capacità di gestire queste partite con intelligenza", è stato l’appello del leader dem per il voto di oggi e per quello sulle commissioni bilaterali.
Per il Movimento 5 Stelle, invece, al Senato è quasi certa l'elezione di Mariolina Castellone come vice di La Russa, mentre a Montecitorio si troverà una quadra a minuti: i nomi che circolano sono quello di Sergio Costa e Alessandra Todde. Sul piatto non ci sarebbero nemmeno i questori. Anche se questo è il massimo a cui può aspirare il Terzo polo, secondo fonti vicine al Partito Democratico. Il problema sono i numeri in Parlamento che, viene ribadito, "hanno un peso". "Se si pretende con il 4,5 per cento di ottenere una vicepresidenza del Senato è un po’ troppo", è il concetto, espresso ieri dall’ex ministro Francesco Boccia.
La riunione dei capigruppo di maggioranza
Intanto, stamattina attorno a mezzogiorno si sono riuniti negli uffici di Fratelli d’Italia i capigruppo del centrodestra per discutere proprio del voto sulle cariche istituzionali che spettano alla maggioranza. Forza Italia, esclusa dalla presidenza di Camera e Senato, dovrebbe incassare secondo le voci che circolano, due vicepresidenti.
I nomi sono quelli di Giorgio Mulè per la Camera, mentre per il Senato sarebbero in corsa Claudio Lotito e Maurizio Gasparri. Antonio De Poli, quota centristi, potrebbe essere un dei questori. La seconda vicepresidenza di Palazzo Madama e Montecitorio, invece, dovrebbe andare rispettivamente a Lega e Fratelli d’Italia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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