È un intervento durissimo e non ha mancato di suscitare polemiche quello del senatore del Movimento 5 Stelle Roberto Scarpinato, al suo esordio nell’Aula del Senato. L’ex magistrato siciliano si è scagliato contro i leader del centrodestra, a partire da Giorgia Meloni, che accusa di voler riportare al potere "l'uomo solo al comando" e di avere un "quadro di valori di ascendenza neofascista", di aver sostenuto nel 2018 l’abolizione della legge Mancino e di abrogare il reato di tortura "subito dopo che esso fu introdotto dal legislatore nel 2017, a seguito della sentenza di condanna del nostro Paese emessa dalla Corte europea dei diritti dell'uomo per le violenze poste in essere dalle Forze di polizia nella scuola «Diaz» in occasione del G8 svoltosi nel luglio 2001 a Genova".
"Non bastano né la sua presa di distanza dal fascismo storico, né la cortese condiscendenza del neopresidente del Senato Ignazio La Russa al discorso di apertura dei lavori del nuovo Senato della senatrice Liliana Segre, vittima della violenza fascista, per dichiarare chiusi i conti col passato e inaugurare una stagione di riconciliazione nazionale", continua Scarpinato mettendo in dubbio anche la buona fede dei ministri che hanno prestato giuramento davanti al capo dello Stato la scorsa settimana. Il senatore grillino spiega come il fascismo sia "sopravvissuto all’avvento della Repubblica" e mette in dubbio "l’adesione convinta" della premier "ai valori della Costituzione", accusandola di aver "eletto a figure di riferimento" personaggi come Pino Rauti e di voler portare "un uomo solo al comando" con il presidenzialismo.
Una riforma che, attacca ancora l’ex pm del processo Andreotti, "desta viva preoccupazione". "Mettere mano alla Costituzione per instaurare una Repubblica presidenziale, in un Paese di democrazia fragile ed incompiuta, in un Paese nel quale non esiste purtroppo un sistema di valori condiviso, - continua - potrebbe rivelarsi un abile espediente per una torsione autoritaria del nostro sistema politico per far rivivere il vecchio sogno neofascista dell'uomo solo al comando nella moderna forma della cosiddetta democratura o della democrazia illiberale". Infine, l’affondo sulla lotta alla mafia: "Mi auguro che tale fermezza sia mantenuta anche nei confronti della pericolosa mafia dei colletti bianchi, che va a braccetto con la corruzione, anche se mi consenta di nutrire perplessità al riguardo, tenuto conto che il suo governo si regge sui voti di una forza politica il cui leader ha mantenuto rapporti pluriennali con i mafiosi".
La replica della premier è netta. "Dovrei dire che mi dovrei stupire di un approccio così smaccatamente ideologico. Ma mi stupisce fino a un certo punto perché l'effetto transfert che lei ha fatto tra neofascismo, stragi e sostenitori del presidenzialismo è emblematico del teorema di parte della magistratura, a cominciare dal depistaggio e dal primo giudizio sulla strage di via d'Amelio. E questo è tutto quello che ho da dire", risponde tra gli applausi dei senatori del centrodestra che si alzano in piedi per sostenerla.
Durante l’intervento dell’ex magistrato siciliano il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che in campagna elettorale si era scontrato duramente con lui sul tema del reddito di cittadinanza, ha deciso di uscire dall’Aula. Ad esprimere sconcerto per le parole del senatore grillino è anche il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri.
"Sarà opportuno nel corso della legislatura ricordare in aula circostanze riguardanti anche Scarpinato. L'Italia – avverte - dovrà riflettere su vicende che alcuni ignorano, taluni accantonano, ma alcuni di noi conoscono e avranno modo di illustrare all'aula e agli italiani".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.