Asia&Laura, la denuncia come lavoro

Asia&Laura, la denuncia come lavoro

E noi che pensavamo che una trovasse la forza di denunciare uno stupro per avere giustizia e per evitare ad altre lo stesso scempio. Macché. La denuncia è un «senso profondo della vita», un impegno, una missione, un pubblico riconoscimento e può quasi diventare un mestiere. Almeno è la sensazione che si ha sentendo (leggendo) discettare Laura Boldrini, ex presidente della Camera oggi deputata di Leu, e Asia Argento, attrice, durante un accorato incontro nel silenzioso chiostro di Palazzo Valdina, alla vigilia della partenza (dopodomani) per gli Usa dove parteciperanno al summit: Woman in the World organizzato dall'ex direttrice del New Yorker, Tina Brown. È poco prima di prendere il volo che Laura e Asia fanno il punto sulla rivolta femminile contro gli abusi maschili, decretando il fallimento del movimento #MeToo e diagnosticando «l'anomalia italiana». Perché sì, ci spiegano: esiste un caso italiano, un ritardo storico, un gap di civiltà.

Quindi noi italiani, evidentemente, siamo indietro con il sistema scolastico, la ripresa economica, le startup, il calcio e le denunce di stupro. Non c'è altra spiegazione secondo la Argento, dal momento che «sulla stampa americana io sono stata definita eroica per aver denunciato quello che mi era successo quando avevo 20 anni (lo stupro da parte del produttore cinematografico Harvey Weinstein, ndr), e in Italia invece colpevolizzata». E poi, l'attrice, si tira addosso una responsabilità ciclopica, dimenticando il sollievo di ricordare che molto è stato fatto anche prima che lei nascesse e così: «Le donne non denunciano perché io sono stata un terribile esempio... hanno visto come sono stata trattata, insultata, minacciata e di certo si sono tirate indietro...». La Boldrini spiega che in Italia «c'è un sistema per cui nei talk show ci sono politici che confondono la molestia con il corteggiamento», trascurando che di contro, negli Usa, tutto quanto è molestia. E punta (giustamente) il dito contro molestatori di altissimo potere dopo aver forse, talvolta, sottovalutato i delinquenti comunissimi fatti arrivare nel nostro Paese da ogni dove. Perché fino a prova contraria lo stupro è stupro. Perfino se messo in atto da un poveraccio. Ed è proprio di povere donne che entrambe, la Boldrini e la Argento, finiscono col parlare perché si sa che certe ribellioni bisogna potersele permettere. Ed è vero, come dice la figlia d'arte, che non è l'abusata a dover lasciare il lavoro ma è il molestatore a dover essere licenziato. Ma nel suo caso, forse, la cosa più semplice sarebbe stata sfilarsi dalle produzioni di Weinstein, tanto per cominciare...

La Boldrini rincara la dose sull'Italia svelando che le donne non sono abbastanza coese e non «riescono a fare lobby in senso positivo». Ed è un peccato che, da presidente della Camera, la Boldrini abbia così poco interpretato il suo Paese da non sapere che nessuno in Italia è coeso e nessuno in Italia fa lobby in senso positivo.

Perché è un Paese di irrimediabili individualisti. Che si tratti di femmine o di maschi. Ma l'incontro si conclude con un messaggio di speranza. Perché la Boldrini ha chiesto ad Asia di rimanere in Italia e l'ha convinta. Asia ha deciso: «Resto qui a lottare».

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