In un attacco israeliano su Gaza ieri tre giornalisti sono rimasti uccisi. Tra loro, Hamza Wael Dahdouh, uno dei figli del corrispondente di Al Jazeera nella Striscia, Wael al Dahdouh, che ha già perso gran parte della sua famiglia nei bombardamenti: la moglie, due figli e un nipotino, in un raid israeliano il 25 ottobre. Hamza Wael Dahdouh, era anch'egli un giornalista di Al Jazeera, invece Moustafa Thuraya, era un video-operatore che collaborava pure con l'agenzia Afp.
I tre sono morti mentre si spostavano in macchina a Rafah, mentre un fotoreporter, Ali Salem Abu Ajwa, è stato ucciso in un raid aereo sulla città di Gaza. Abu Ajwa era il nipote di Ahmed Yassin, che fondò Hamas nel 1987 e rimase padre spirituale del gruppo fino alla sua uccisione da parte di Israele nel 2004. Secondo Hamas, lo Stato ebraico ha ucciso di proposito i reporter per «terrorizzare» i colleghi affinché smettano di fornire notizie da Gaza. Al Jazeera ha fatto subito sentire la sua voce e ha condannato «fermamente» l'uccisione da parte delle forze israeliane dei due giornalisti e ha accusato Israele di «violazione dei principi della libertà di stampa». L'emittente inoltre ha chiesto che «la Corte penale internazionale, i governi, le organizzazioni per i diritti umani e le Nazioni Unite ritengano lo Stato ebraico responsabile dei suoi crimini atroci».
È stata una domenica di sangue anche in Cisgiordania. Un israeliano è stato colpito a morte a un incrocio trafficato poche ore dopo che un violento scontro a Jenin ha causato la morte di sette palestinesi e di una poliziotta di frontiera israeliana, la sergente Shay Germay, di appena 19 anni, uccisa da un ordigno nascosto lungo la strada. Nella sparatoria, l'assalitore ha tirato una raffica di proiettili attraverso il parabrezza della vittima. I paramedici giunti sul posto, nella Cisgiordania centrale, hanno trovato l'uomo nella sua auto. Le forze di sicurezza ora stanno cercando il killer che ha fatto fuoco. Hanno però rinvenuto un'auto abbandonata che probabilmente è stata usata per compiere l'attacco, mentre il sospetto è fuggito a piedi. Anche una bambina palestinese di quattro anni sarebbe morta durante un altro assalto con un'automobile a un check-point di Gerusalemme Est non lontano dalla città di Biddu. La piccola sarebbe rimasta uccisa per sbaglio dai proiettili esplosi dai militari israeliani nel tentativo di neutralizzare l'autore dell'aggressione.
Continua a ribollire anche il confine nord con il Libano. Circa otto razzi sono partiti dal Paese dei cedri e sono caduti vicino alla postazione «Astra» dell'esercito israeliano sul monte Hermon. L'Idf ha risposto e ha colpito i luoghi da cui erano stati effettuati i lanci. Un altro missile ha centrato un edificio nella città settentrionale di Metula, in gran parte evacuata. Ha provocato danni ma nessun ferito. Altri razzi sono caduti invece in aree aperte. Ma è il tempo anche dei primi bilanci. In tre mesi di guerra le forze israeliane, secondo il loro portavoce Daniel Hagari che ha fatto il punto sull'andamento della campagna militare, avrebbero eliminato circa 8 mila miliziani nel nord della Striscia.
Hagari ha però fatto sapere anche che l'Idf avrebbe agito diversamente nel sud rispetto al nord di Gaza, dove pesanti bombardamenti e combattimenti di terra hanno raso al suolo interi quartieri. Israele ha infine comunicato che «è stata completata la distruzione di tutte le infrastrutture di Hamas nel nord della Striscia».
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