Il metodo utilizzato ricalca quello reso tristemente noto da cellule terroristiche tipo Isis o Al Qaeda. Prima un attacco violento. Poi, a distanza di qualche tempo, meno di un'ora, il secondo, ancora più potente e devastante, quando il teatro dell'attacco è già stato raggiunto dai soccorritori e i superstiti cercano di fuggire. In questo modo è stata colpita la sera scorsa il centro di Pokrovsk, città ucraina nella regione del Donetsk. Solo che a colpire non sono stati né l'Isis né Al Qaeda e nemmeno cani sciolti affiliati. A colpire è stato l'esercito della Russia che ha distrutto alcuni edifici residenziali con una tecnica che rende ancora più squallida e meschina l'azione. Il bilancio è pesantissimo: almeno 7 morti e 90 feriti, alcuni gravissimi. Il primo missile è stato lanciato alle 19.15. Dopo i danni, la fuga e i primi soccorsi alle persone ferite, ecco il secondo alle 19.52. Colpiti una decina di edifici residenziali, un hotel, il Druzhba, il palazzo della procura locale, una farmacia, numerosi negozi aperti al pubblico e anche la pizzeria «Corleone», tra le più frequentate da volontari e reporter. «Il secondo missile Iskander russo ha colpito proprio mentre i servizi di emergenza stavano intervenendo uccidendo e ferendo i soccorritori, è uno scenario russo-fascista», attacca Sergi Dobriak, capo dell'amministrazione militare della città. Le vittime accertate sono cinque civili, un soccorritore, un soldato e forse un alto funzionario della Regione ma il bilancio è destinato ulteriormente ad aggravarsi. Tra i feriti almeno due bambini, molti agenti di polizia, un numero imprecisato di soccorritori e personale di servizio. Sebbene già smentita dai fatti, il ministero della Difesa russo ha come sempre affermato che a Pokrovsk è stato colpito «un posto di comando avanzato del gruppo congiunto di truppe ucraine Khortytsya», ha detto il portavoce del ministero della Difesa russo Igor Konashenkov. «Affermazioni dell'ingannevole propaganda russa che non hanno alcuna base reale. È la terza o quarta volta che affermano di aver distrutto questo centro di comando mentre il gruppo Khortytsia, di cui i russi hanno falsamente rivendicato la distruzione, continua a rispondere agli attacchi nemici», ha ribattuto il portavoce delle forze ucraine Serhii Cherevatyi.
Del resto, ogni volta che viene colpito un edificio, un locale o una città, causando la morte di civili inermi, la spiegazione della Russia è sempre la stessa: negare le vittime civili ben oltre l'evidenza ed evocare un obiettivo militare, anche se inesistente. Per inciso: si tratta della stessa Russia che definisce «atto terroristico» qualsiasi azione da parte delle forze di Kiev, compreso l'attacco dei giorni contro la propria nave da guerra nel Mar Nero. Le modalità quasi in stile terroristico, queste sì invece, del raid contro Pokrovsk, rendono poi ancora più odiose queste parole. Non a caso è arrivata la condanna, l'ennesima, da parte della comunità internazionale. Mentre Zelensky, proprio riguardo agli attacchi via mare, tuona contro Mosca: «Se la Russia continua a dominare il Mar Nero, al di fuori del suo territorio, bloccandoci o sparando di nuovo, lanciando missili sui nostri porti, l'Ucraina farà lo stesso. Questa è una giusta difesa. Non abbiamo così tante navi. Ma dovranno capire chiaramente che entro la fine della guerra avranno zero navi, zero», ha detto il presidente ucraino.
Intanto ieri gli allarmi anti-missile sono risuonati in gran parte delle città ucraine mentre in diverse zone della contesa Crimea, occupata dai russi, si sono registrate numerose esplosioni. Ma secondo le forze russe si tratta di operazioni organizzate, in cui vengono distrutte munizioni in speciali poligoni di tiro.
«La situazione è sotto il controllo dei servizi speciali», dicono le autoproclamate autorità della zona. Sia mai, ammettere attacchi subiti. Quel che conta su tutto è giustificare azioni ingiustificabili come quella di Pokrovsk. Che vanno ben al di là di ogni logica di guerra.
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