Anche nell'arricchirlo con goliardici riferimenti - gufi, rosiconi ed altro - Matteo Renzi ha sempre mostrato una lodevole padronanza del vocabolario politico. Meraviglia quindi che seppur in preda all'ira se lo sia lasciato sfuggir di mano rispondendo al malessere delle forze di polizia - che minacciano lo sciopero - sillabando: «Non cederò ai ricatti». Ricatto è parola grossa; grossissima, poi, se a carico di quanti sono chiamati a garantire la sicurezza, la difesa e il soccorso pubblico.
Comprensibile, d'altro canto, che Renzi s'indispettisca con chi si mette di traverso all'arduo e impopolare proposito di contenere la spesa pubblica, ripromettendosi di tener duro, di non cedere alle lagnanze. Ciò gli fa onore. Tuttavia, dovrebbe a nostro avviso porre un poco di attenzione in più ai criteri che governano la sua politica della lesina. Prendendo atto che gli appartenenti ai corpi di polizia sono sì compresi nel mare magnum dei «dipendenti pubblici», ma distinguendosi dal lavoratore comunemente chiamato «statale».
Non parliamo di mole di lavoro, di diligenza, di impegno: quello è uguale per tutti. Ma della figura, della rappresentazione delle forze dell'ordine: espressione dello Stato nella sua prima linea - la strada, la (...)
(...) piazza -, sua immagine stessa nel garantire l'estensione dei diritti individuali a tutti i cittadini. Ci aggiunga, Renzi, il peso materiale e psicologico di equilibrare, nell'esercizio spesso tumultuoso del servizio, il proprio dovere con l'ostilità diffusa nei confronti dello «sbirro» e l'occhiuta vigilanza della magistratura su eventuali o semplicemente sospette esorbitanze. E non tralasci di tenere in conto, Renzi, che per il quinto anno consecutivo il comparto è soggetto al blocco degli stipendi e degli avanzamenti per merito.
In fondo, la soluzione per risparmiare senza intervenire sulle buste paga, il presidente del Consiglio l'ha già individuata sbottando:
«Siamo l'unico Paese che ha cinque forze di polizia». Le riduca, con la prontezza e determinazione che gli sono peculiari, a una, due. E avrà quadrato il cerchio senza dover mortificare i primi fra i servitori dello Stato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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