In Europa, l'auto dà segnali positivi: +27,1% il primo semestre e +13,3% in giugno. È vero che sono crescite che si raffrontano con il 2020, l'anno nero della pandemia e con il mercato per buona parte bloccato, ma è indubbio che evidenziano la forte volontà di ripresa. Ci vorrà comunque tempo prima di rivedere i numeri pre Covid-19. Rispetto al 2019, il calo di giugno è del 14% e il semestre segna -23%.
Tra i grandi mercati, tutti con il segno «più» sul 2020, è solo quello francese a presentare, in giugno, un allarmante -14,7% che si somma con il -13,6% del 2019. Un anno fa, il mercato d'Oltralpe era stato l'unico a registrare un primo recupero grazie a incentivi da poco introdotti.
L'Europa dell'auto guarda intanto con preoccupazione al piano #Fitfor55, le misure graduali che l'Ue ha presentato per raggiungere la decarbonizzazione nel 2050. Tra queste, un ulteriore -55% di CO2 emessa per i veicoli entro il 2030 e lo stop a benzina e Diesel nel 2035 a beneficio di una mobilità solo elettrica.
«L'impegno per realizzare questo obiettivo - commenta Gian Primo Quagliano (Centro studi Promotor) - sarà efficace soltanto se l'Ue riuscirà a convincere il resto del mondo a fare altrettanto, il che è tutt'altro che certo. Fondamentale, sarà il sostegno all'industria chiamata a investire ancora pesantemente. Occorrerà, infatti, creare un'efficiente e capillare rete di ricarica per le auto elettriche che dovrà, dopo il 2035, convivere a lungo con i distributori di carburanti tradizionali. Le auto non elettriche non potranno più essere prodotte, ma continueranno a circolare dopo quell'anno. Da affrontare velocemente, poi, è il problema occupazionale, dato che la produzione dell'auto elettrica richiede meno lavoro di quella tradizionale». Quagliano aggiunge che «per non vanificare il tutto, l'energia elettrica dovrà essere prodotta da fonti rinnovabili. Dunque, un investimento complessivo enorme. Dopo le forti proteste dei gilet gialli, infatti, non si potrà scaricare il costo sui consumatori. Bisognerà, in proposito, prevedere incentivi generosi da finanziare con la fiscalità generale, ma si spera con prelievi ispirati a criteri di progressività».
Un mix di timori e incognite accompagna, a questo punto, la discussione sul «Fit for 55». E lo stesso Paolo Gentiloni, eurocommissario all'Economia, ammette che l'Ue dovrà «fare i conti con alcune sfide, e la prima è quella sociale». Il rischio, per Gentiloni, è di essere travolti da questa gigantesca trasformazione. Da qui la necessità di gestirla, «ponendoci obiettivi molto ambiziosi».
Proprio Anfia, l'associazione che rappresenta la filiera automotive italiana, il giorno della presentazione del «Piano Clima Ue» aveva lanciato l'allarme sul sistema indotto, ribadito ieri dal presidente Paolo Scudieri: «All'industria automotive è richiesto uno sforzo insostenibile che mina la sopravvivenza di molte imprese della componentistica, le stesse che necessitano di un percorso di accompagnamento alla transizione produttiva. Non si tiene inoltre conto dei pesantissimi impatti industriali, economici e sociali di scelte così ambiziose e categoriche».
In Italia, intanto, tra le
alimentazioni alternative, il mercato premia le auto ibride senza presa (27,3% di penetrazione in giugno, più di quella Diesel). E le automobili elettriche pure, il futuro? Per ora restano al 3,4% nel primo semestre dell'anno.
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