Tutto è immobile nella Aleppo d'Europa. Parliamo di Mariupol, naturalmente, e la definizione l'ha data ieri l'alto rappresentante dell'Ue per gli Affari esteri Josep Borrell: «Mariupol è la Aleppo europea. La città è stata rasa al suolo, con migliaia di civili uccisi».
Tutto è immobile nella Aleppo d'Europa, dunque. Tutto è drammatico. La città è un luogo che quasi non esiste più, abitata da fantasmi senza cibo e senza speranza. E poi c'è la vecchia acciaieria Azovstal, nella periferia Sud della città, quasi sul Mar Nero, che da settimane è il cuore della resistenza della città martire. Dentro, assediate dai soldati russi, ci sono centinaia e centinaia di persone, molte delle quali ferite. Ieri mattina l'ufficio del presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato un'operazione per evacuare i civili dalla lugubre struttura. Ma poi nella giornata le cose sono cambiate e i soldati russi, come ha scritto il consigliere del sindaco di Mariupol Petro Andrushchenko, «hanno chiuso la piazza del quartiere della riva sinistra da Veselka Park, a nord dell'acciaieria di Azovstal. Questo può significare un nuovo tentativo di assaltare l'impianto siderurgico, oppure ulteriori scontri in strada». E alla fine gli unici a lasciare Mariupol sono stati 125 residenti tra cui 22 bambini, che sono stati portati a Bezymenne, nel distretto di Novoazovsk, nella autoproclamatasi repubblica autonoma di Donetsk. Anche se l'Onu continua a credere nell'evacuazione: «Sto andando a Zaporizhzhia per preparare auspicabilmente l'evacuazione da Mariupol», annuncia su Twitter il coordinatore in Ucraina per i corridoi umanitari, Osnat Lubrani.
La situazione nell'acciaieria è «oltre la catastrofe umanitaria», come dice alla Cnn il maggiore Serhiy Volyna, comandante della 36esima Brigata dei Marines ucraini, che con i militanti del battaglione Azov sta guidando la resistenza. Il militare racconta di centinaia di persone imprigionate, tra soldati e civili, inclusi 60 giovani, il più piccolo dei quali ha 4 mesi, dell'attrezzatura medica mancante perché quasi tutto è andato distrutto ed «è rimasta molta poca acqua e molto poco cibo. E abbiamo disperato bisogno di medicinali, non ci sono più medicinali». Volyna appare sconfortato: «Non so dire con certezza quanto a lungo possiamo resistere. Tutto dipende dai movimenti del nemico e anche dalla fortuna». Poche ore dopo però il comandante del battaglione Azov Sviatoslav Palamar la mette giù in maniera ben differente: «Non consideriamo la possibilità di arrenderci, consideriamo solo garanzie per lasciare il territorio dell'impianto: siamo pronti ad un'estrazione, magari verso un Paese terzo, ma con le nostre armi in pugno».
Secondo il sindaco di Mariupol Vadym Boychenko, «oltre 600 feriti sono ancora nell'ospedale da campo dello stabilimento di Azovstal». Il numero si è impennato dopo il bombardamento dello stesso ospedale, «prima erano 170». E anche in città le cose vanno di male in peggio. Secondo quanto racconta la commissaria per i diritti umani del Parlamento di Kiev Lyudmyla Denisova, «a Mariupol gli occupanti russi stanno prelevando denaro dai cittadini ed estorcendo dati personali attraverso transazioni finanziarie fraudolente».
In particolare, i russi pattuglierebbero gli sportelli dei bancomat. In uno, nei locali di un ex supermercato, i cittadini «possono cambiare denaro non cash in denaro cash a un cambio di due a uno. Così gli occupanti sottraggono metà dell'importo».
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