Maurizio Gasparri (foto) incassa anche gli applausi dell'aula di Palazzo Madama. Al suo turno sullo scranno del presidente annuncia la nomina a capogruppo e cede il posto ad Anna Rossomando del Pd.
È il penultimo atto del ricambio ai vertici di Forza Italia, in attesa (oggi alle 12) della scelta del nuovo vicepresidente. Il candidato degli azzurri è ovviamente Licia Ronzulli, fino a lunedì capogruppo dei senatori di Forza Italia.
Ed è la stessa Ronzulli a smorzare sul nascere voci di dissidi e di fratture. La decisione è maturata la scorsa estate, dice la senatrice: «Devo ringraziare Tajani (foto) per aver accolto la mia richiesta».
Il cambio della guardia, spiegano dal partito fondato da Berlusconi, non è il sintomo di uno strappo. Semmai, spiegano, la necessità di arrivare ancor più coesi al traguardo del congresso di fine febbraio 2024. E lo spiega lo stesso vicepresidente della Camera dei deputati, Giorgio Mulè, ospite della trasmissione radiofonica Un giorno da pecora (Radiouno). «A luglio Ronzulli aveva già fatto presente che voleva avere un ruolo diverso» spiega il vicepresidente della Camera che poi aggiunge: «Non esiste una minoranza in Forza Italia, ce lo siamo detti anche ieri con Tajani. Su questa cosa ci siamo fatti quattro risate. Con Antonio ci conosciamo dal '91. Era caporedattore a Roma del Giornale e mi volle con lui. Non è affatto vero che non andiamo d'accordo».
E la compattezza del partito è il primo messaggio agli alleati di governo con i quali continua il braccio di ferro sulle riforme. «Hanno tutte e tre la stessa importanza e dignità - ricorda il portavoce del partito e vicepresidente dei deputati azzurri, Raffaele Nevi - quindi devono essere portate avanti insieme».
Nei rappresentanti di Forza Italia trapela disappunto per la «lentezza» dell'iter che sta subendo la riforma della giustizia a tutto vantaggio della riforma costituzionale del premierato e dell'autonomia differenziata, della quale si chiuso lunedì l'iter in Commissione. A spaventare sono soprattutto le parole del Guardasigilli Carlo Nordio. «La separazione delle carriere è nel programma - spiega il ministro -, ma va cambiata la Costituzione e il processo di revisione costituzionale è lungo, ora la priorità politica è il premierato che porterà alla revisione costituzionale e forse al referendum. Le cose vanno viste anche dal punto di vista politico».
«Per noi la riforma della giustizia è fondamentale - ribatte Nevi -, al pari di premierato e autonomia, quindi deve viaggiare sullo stesso binario veloce, non finire su un binario morto o in uno più lento. Merita pari dignità e velocità di approvazione: è nel nostro programma di governo come le altre due riforme e non può essere accantonata».
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