La questione delle concessioni balneari mette a rischio la maggioranza di governo. Durante il governo Conte i termini delle concessioni erano stati prorogati fino al 2033, ma il Consiglio di Stato ha bocciato la misura spiegando che le scadenze andassero anticipate di dieci anni. E Mario Draghi, che ieri ha scritto una lettera alla presidente del Senato, Elisabetta Casellati, per rimarcare come le risorse europee siano a rischio senza l'ok dell'aula entro questo mese, ha tutte le intenzioni di rispettare questa data per non rischiare di perdere i fondi del Pnrr, nonostante alcune forze politiche che lo sostengono chiedano più tempo: in particolare Lega e Forza Italia. Il Movimento Cinque Stelle, invece, non ha alcuna intenzione di concedere una proroga. Un accordo però non è impossibile.
Matteo Salvini a Radio 24 ha calmato gli animi: «Troveremo un accordo come abbiamo fatto sul catasto. Sui balneari significa riconoscere gli investimenti e la fatica dei piccoli imprenditori. Quindi riconoscere loro un indennizzo qualora nella loro spiaggia subentri qualcun altro e dare un diritto di prelazione ai piccolini. Penso che l'accordo sia a portata di mano, anche senza la fiducia».
Anche il ministro per il Turismo, Massimo Garavaglia, tende la mano: «Per i balneari una soluzione va trovata e trovata in pochissimi giorni. Io penso che già per la prossima settimana la partita sarà chiusa». Non è della stessa idea il collega ministro del Lavoro Andrea Orlando: «Siamo impantanati, bloccati e possiamo correre il rischio di una crisi di governo su quanto deve essere corrisposto ai concessionari che non dovessero vincere la gara. Mi sembra una cosa un po' sproporzionata».
Non ha invece intenzione di abbassare i toni Giorgia Meloni: «Draghi dovrebbe spiegarci le ragioni di questa imposizione: stiamo parlando di espropriare 30mila aziende italiane e trasferire una nostra ricchezza per il turismo alle multinazionali straniere. Dai documenti di governo questa roba non c'è nel Pnrr, se il governo si è impegnato a svendere le nostre aziende balneari dovrebbe spiegarlo agli italiani, perché gli accordi sotto banco non si fanno a casa mia».
Forza Italia fa un po' da paciere. Il coordinatore nazionale, Antonio Tajani, ribadisce la volontà del partito di «trovare un'intesa prima del voto di fiducia. Vogliamo salvare il mare, le imprese e rispettare le regole. Siamo ottimisti che un accordo con le imprese e Palazzo Chigi si possa raggiungere».
Intanto non soltanto i balneari ma anche i tassisti sono sul piede di guerra. Loreno Bittarelli presidente di Uri-Unione radio taxi italiani in merito al ddl sulla Concorrenza, sottolinea che «tutte le volte ci ritroviamo nella legge sulla concorrenza la liberalizzazione delle licenze dei taxi, basta con questa storia. Noi metteremo a fuoco e fiamme Roma, tutti i tassisti saranno, quando sarà, al Senato e alla Camera a fare casino. Se vogliono la guerra, guerra sia».
Per Draghi si preannuncia una bella estate rovente. Per non parlare dei termovalorizzatori. I 5 Stelle sono pronti alle barricate e il Carroccio (ma anche il Pd) va su tutte le furie: «Non si può mettere in discussione il governo su un termovalorizzatore».
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