«Non ci saranno tasse sugli extraprofitti; le tasse sui profitti però sì, per le banche come per tutti gli altri». Con questa dichiarazione netta il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ieri nella conferenza stampa successiva al Consiglio dei ministri ha chiuso la querelle relativa a un possibile contributo di solidarietà per le aziende che hanno visto incrementare gli utili in maniera significativa negli ultimi anni (banche, assicurazioni, società energetiche e del lusso). «Le banche, come le altre realtà che fanno utili, che stanno bene, saranno chiamate, come sono chiamati tutti i cittadini italiani, a contribuire alla finanza pubblica; penso che non ci sia niente di strano», ha aggiunto.
L'entrata in vigore del nuovo Patto di Stabilità impone di diminuire la spesa corrente, ma anche di aumentare le entrate. I rumor circa una tassa sugli extraprofitti (o contributo di solidarietà) alla fine della scorsa settimana hanno contribuito a penalizzare il settore bancario in Borsa, già colpito dalla revisione dei portafogli da parte dei fondi. Le parole di Giorgetti, invece, lasciano intendere la volontà di dialogare con i settori che hanno visto aumentare la propria redditività affinché contribuiscano maggiormente alla manovra di finanza pubblica. Dunque, niente prelievi forzosi, sgraditi ai mercati, ma in un'ottica collaborativa ragionare sulla possibilità di aumentare eventualmente le aliquote Ires al crescere dei profitti, su una sorta di modello tedesco. Un modus operandi che non è mai stato sgradito né alle banche né alle assicurazioni, purché non si esplichi come un intento punitivo.
La sessione di bilancio prossima ventura, come detto, impone il reperimento di nuove risorse o il contenimento delle spese per assicurare il taglio del deficit dello 0,5-0,6% annuo nel 2025 senza abrogare le misure a favore dei redditi deboli. Il percorso, tuttavia, sarà delineato quando vi sarà maggiore chiarezza sull'andamento delle entrate fiscali che si annuncia positivo. Anche se il ministro non vuol sentir parlare di tesoretto. «Aspettiamo quando finiranno tutte le autoliquidazioni, ci sono delle scadenze che sono state prorogate e quindi poi tireremo le somme», ha sottolineato.
In particolare, Giorgetti ha rimarcato che l'andamento delle entrate deve essere valutato «rispetto alle previsioni» in quanto «le previsioni che facciamo al Mef, e che vengono contestate, puntualmente tendono a verificarsi». Va detto che le entrate nei primi cinque mesi sono già aumentate di 18,7 miliardi a fronte di una previsione per l'anno intero di 15 miliardi. Ecco perché la prudenza è d'obbligo. In ogni caso, il viceministro dell'Economia, Maurizio Leo, ha precisato che «le detrazioni più importanti e significative per i contribuenti non saranno toccate».
Un'ultima annotazione sulla Rai. «L'attuale normativa non l'abbiamo fatta noi, ma un governo di sinistra. Adesso vedo che contestano quello che hanno fatto loro. Ritengo che Giampaolo Rossi sia una persona assolutamente in grado di fare il mestiere di amministratore delegato», ha detto. Il presidente? «Non dipende soltanto da me, la Commissione di Vigilanza deve confermare con una maggioranza qualificata».
Privatizzazione? «Se la legge mi dice che quello che fa la Rai è tutto servizio pubblico, tale dovrà rimanere la società. Se fa anche cose che non sono di servizio pubblico, si può valutare anche l'ipotesi di parziale privatizzazione».
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