La parola magica è "concertazione". Più volte l'ex ministro dell'Interno, Angelino Alfano, e l'attuale inquilino del Viminale, Marco Minniti, hanno provato ad abbattere le resistenze dei Comuni restii ad accogliere migranti con la promessa di condividere maggiormente le scelte politiche. Sforzi che hanno portato a dicembre alla firma di un accordo tra governo e Anci per una "equa distribuzione" dei richiedenti asilo con una quota massima di 2,5 stranieri ogni mille abitanti.
Bene. Il principio non si discute. E non lo critica neppure Roberto Simonetti, deputato della Lega Nord, il quale però vorrebbe fare un passo in più. A Biella nei giorni scorsi i carabinieri hanno scoperto una centrale di spaccio di droga nel centro di accoglienza di Occhieppo Superiore, scatenando la rivolta dei cittadini. I quali protestano, vorrebbero decidere se e come ospitare i migranti, ma né loro, né i sindaci possono nulla. Qui nasce l'idea di Simonetti: insieme ad altri onorevoli leghisti ha presentato una proposta di legge per consegnare la gestione dei flussi migratori nuovamente agli elettori. Cioè al popolo. Come? "Semplice - spiega Simonetti a IlGiornale.it - consegnando le competenze che ora sono delle prefetture nelle mani delle province elettive" (leggi la proposta di legge qui).
Le province, infinita tragedia italiana. Quando sono nate già si parlava di abortirle, poi non se ne è fatto nulla. Mario Monti c'ha provato, svuotandole di ogni funzione. Bocciato dalla Corte Costituzionale. Poi ci ha pensato il renziano Graziano Delrio nel 2014, rendendole enti di secondo livello non elettivi: sarebbero dovute scomparire con l'approvazione della Riforma costituzionale voluta dal duo Renzi-Boschi. Idea bocciata dagli italiani al referendum.
Quindi? Quindi ci sono ancora, zoppicanti (a causa dela taglio drastico delle risorse) ma istituzionalmente vive e vegete. Visto che bisogna tenersele, i leghisti propongono la "reintroduzione dell'elezione diretta a suffragio universale del presidente e dei consiglieri della provincia e la previsione dell'elezione diretta a suffragio universale del sindaco e dei consiglieri metropolitani". Ma la vera novità, se la legge venisse approvata, riguarderebbe le competenze. Una sorta di rivoluzione, visto che porterebbe - spiega Simonetti - a "trasferire le competenze del prefetto in parte al presidente della provincia e in parte al questore" (Guarda il video).
In questo modo la "longa manus" del governo sulle amministrazioni locali perderebbe il suo peso, lasciando maggiore spazio ai rappresentanti eletti dai cittadini. Anche in tema di immigrazione. Più volte, infatti, i sindaci italiani hanno lamentato di essere puntualmente scavalcati dai prefetti nella gestione dei migranti. Per ora il ministero decide la ripartizione, il prefetto emette un bando e le coop rispondono. Pura burocrazia. Senza che gli amministratori eletti decidano nulla. "È doveroso - si legge nella proposta presentata dalla Lega Nord - attribuire alle amministrazioni locali la pertinenza delle scelte strategiche, tecniche e politiche di rilevanza locale", abolendo il prefetto.
"Bisogna sfruttare la conoscenza capillare del territorio degli amministratori locali eletti, c'è bisogno di persone votate ", conclude Simonetti. "Perché in tema di immigrazione c'è bisogno di meno burocrazia e più democrazia".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.