Tenere i soldi «sotto il materasso» non conviene. Né tantomeno ci aiuta a garantire una futura stabilità economica. In un'Italia sempre più longeva, con oltre 14milioni di connazionali over 65, i temi del risparmio e della previdenza si intrecciano nelle traiettorie della Silver Economy, settore che si occupa della terza età ma che in prospettiva riguarda anche le giovani generazioni. Proprio questo nesso, spesso trascurato dalla comune percezione dell'argomento, è stato lo spunto per un'interessante tavola rotonda sul tema tenutasi ieri nell'ambito dell'evento torinese organizzato nell'ambito delle celebrazioni per i 50 anni del Giornale. Moderati da Hoara Borselli, sul tema si sono confrontati Gianluca Vallosio (Responsabile Direzione Prodotti di Banca Generali), Andrea Lesca (AD e Direttore Generale di Intesa Sanpaolo Insurance Agency), Roberto Arosio (Responsabile Investimenti e Wealth Management di Banca Aletti - Gruppo Banco BPM) e Renato Miraglia (Head of Wealth Management and Private Banking Italy di UniCredit). Gli esperti hanno concordato su un punto: il nostro Paese soffre di una bassa formazione economica che in molti casi comporta una gestione non troppo lungimirante del patrimonio. «In Italia la metà delle famiglie risparmia ma non investe, questo significa che c'è tanta liquidità sui conti correnti in un momento di inflazione costante e questo rappresenta un costo. Per questo noi suggeriamo di affidare questa liquidità a un consulente finanziario: investire gradualmente nel lungo termine ripaga», ha osservato Gianluca Vallosio di Banca Generali, sottolineando proprio il ruolo degli intermediari finanziari: fare cultura. Su questo fronte ha però osservato le nuove generazioni stanno maturando una maggiore consapevolezza. In Italia, ha rimarcato Andrea Lesca di Intesa Sanpaolo, «c'è una bassa alfabetizzazione finanziaria. Ma il tema previdenziale è ancora più ampio di quello finanziario, perché risponde a un'esigenza forte ed è legato a temi rispetto ai quali fino a qualche tempo fa in pochi si interessavano. Operatori come noi riescono a combinare elementi finanziari e assicurativi a quelli previdenziali». È emersa dunque la necessità di accompagnare gli italiani, anche i più agée, verso una maggiore cultura dell'investimento. Al riguardo, Roberto Arosio di Banca Aletti ha avvertito: «Soffriamo di un eccesso di liquidità e di uno scarso utilizzo della componente azionaria. C'è dunque un tema di asset allocation tipicamente europeo, segnato anche da un certo retaggio culturale. Forse in molti hanno paura del rischio, ma il rischio più grande è che non saremo in grado, con la riduzione del welfare e della parte previdenziale, di mantenere il nostro tenore di vita». A tracciare la direzione da intraprende per salvare la Silver economy è stato quindi Renato Miraglia di UniCredit: «Gli istituti dovrebbero fare consulenza, il tema gestionale più complesso riguarda il patrimonio degli attuali over 65, che oggi stanno iniziando a toccare con mano il fatto che passeranno alle future generazioni una ricchezza più bassa di un tempo e dovranno dunque iniziare a investire. Anche il portafoglio di un over 65 deve avere un profilo di investimento. Questo mette anche in discussione il modello immobiliare per come lo abbiamo culturalmente inteso sinora». In aiuto all'economia della terza età, oggi, arriva però anche la modernissima intelligenza artificiale. «I numeri parlano di rilevanti investimenti nell'intelligenza artificiale, ma l'Europa è fanalino di coda in questo. L'IA conterà moltissimo, ma bisogna passare dall'investimento in infrastrutture a strumenti, servizi e prodotti», ha messo in evidenza Arosio.
Le macchine e gli algoritmi saranno dunque fondamentali, ma è emersa la necessità di far primeggiare ancora una volta l'autenticità dell'uomo. Soprattutto in un settore che riguarda da vicino il futuro e il benessere delle persone».
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