"È bastato un difetto per far cadere tutto. Ma la tecnologia non deve rallentare"

Il direttore della cybersecurity: "Monitor inservibili, è lo schermo blu della morte"

"È bastato un difetto per far cadere tutto. Ma la tecnologia non deve rallentare"
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Bruno Frattasi, 67 anni, una lunga carriera come prefetto e uomo di fiducia di molti ministri in diversi governi, tra i quali quello di Conte e quello di Draghi. Nel 2022, quando il prefetto di Roma Piantedosi è stato nominato ministro dell'Interno, ha preso il suo posto come prefetto di Roma. Pochi mesi dopo il governo Meloni lo ha chiamato all'incarico delicatissimo e di grande responsabilità di Direttore dell'Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, che difende i nostri confini dai pirati del web.

Cos'è successo ieri nel mondo?

«È successo che una grande società, un player mondiale dei sistemi di cybersicurezza, ha messo a disposizione della propria clientela mondiale un programma per l'aggiornamento dei sistemi. Questo programma aveva un difetto, e applicato sui sistemi Windows ha determinato un crash. La società ha clienti in tutto il mondo, e questo ha determinato la propagazione. Si è trattato di un incidente che porta il monitor del computer del fruitore a bloccarsi e diventare blu. In termini tecnici si chiama lo schermo blu della morte. La macchina non risponde più, diventa inservibile. Questo è accaduto in Europa, negli Stati Uniti, in Sudamerica, in Australia, in Canada. Ne hanno sofferto soprattutto i servizi dell'informazione, il trasporto aereo, la Borsa».

Possibile che il sistema sia così debole? Basta un errore per mandare tutto in tilt?

«Purtroppo è possibile. La possibilità è data dal fatto che è un sistema che funziona in automatico. Bisognerebbe riflettere su questo: questi automatismi determinano l'immediato contagio dei sistemi e lo spegnimento delle macchine, che ha effetti multipli. Altri sistemi ancora ne risentono. Tutto dipende dalla natura del mondo cibernetico. Che è interconnesso e quindi interdipendente. Se uno degli attori viene contagiato c'è una reazione a catena».

Effetto domino?

«Esatto. I sistemi cibernetici prevedono l'effetto domino. È nella loro natura».

Non abbiamo esagerato con la tecnologia? Non dovremmo fermarci a riflettere?

«No, guardi, la tecnologia per definizione non si ferma, ha bisogno di avanzare. Deve conquistare nuove fette di mercato, migliorare i prodotti. Pensi agli smartphone: dopo sei mesi quello che ci sembrava l'ultimo modello perfetto diventa vecchio».

Come avete reagito alla crisi?

«Stamattina ci siamo resi conto subito del problema e ci siamo preoccupati di accertare che non si trattasse di un attacco di pirati. Abbiamo accertato che non era così. Era un incidente tecnico. Poi abbiamo cercato di capire gli effetti sul nostro sistema cibernetico. Poi abbiamo fatto una riunione con i ministeri e ci siamo preoccupati di come ripristinare le macchine. Non era semplice. Bisognava far ripartire le macchine con sistemi manuali. Poi è intervenuta Microsoft per sveltire. Entro la mattinata di domani (oggi, ndr) si dovrebbe risolvere tutto».

In passato noi abbiamo ricevuto diversi attacchi. Alla Rai, alle ferrovie. Come funziona la catena di difesa?

«Avvisa chi subisce l'impatto. Mobìlita la nostra struttura operativa. E scatta la macchina dei soccorsi. In passato ho fatto il capo dei Vigili del fuoco: beh, la sicurezza cibernetica opera più o meno come la sicurezza fisica. Le strutture della sicurezza sono sempre uguali».

C'è il pericolo di cyber attentati violenti?

«Il mondo sta attraversando una fase altamente conflittuale. L'Europa non conosceva le guerre da 80 anni. Si sono interrotti i meccanismi della pace. L'attacco cibernetico entra tra le possibili armi offensive. Poi ci sono altre forme di pericolo che non riguardano la guerra. Le filiere criminali non operano per motivi ideologici o politici ma per estorcere denaro alle società derubando i dati».

Mattarella ha accennato a interferenze russe.

«Si riferiva alla disinformazione in prossimità del voto per il Parlamento europeo».

Mi dice cosa pensa dell'intelligenza artificiale? La teme?

«Se la temessi non dovrei nemmeno occuparmene, sarebbe un paradosso.

Però penso che noi come Agenzia dovremmo porre tutta l'attenzione possibile, spendere tutta la nostra competenza per fare in modo che lo sviluppo dell'intelligenza artificiale avvenga secondo i criteri regolamentati dall'ordinamento europeo».

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