Beirut allo sbando tra lutto e sollievo. Esercito in allerta: unità e pace civile

Lo scontento della popolazione per un conflitto deciso dal Partito di Dio. I timori per i tre giorni delle esequie

Beirut allo sbando tra lutto e sollievo. Esercito in allerta: unità e pace civile
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Libano tra lutto e sollievo. Difficile dimenticare, specie per i cittadini non aderenti al Partito di Dio, che Hezbollah negli anni ha commesso svariati omicidi mirati contro personalità politiche che si opponevano al loro progetto di rendere il Paese un vassallo dell'Iran, più che uno Stato autonomo e funzionante, con decisioni influenzate al 100% dagli ayatollah prese sulla testa degli altri partiti libanesi. Vedi quella di attaccare il nord di Israele dopo il 7 ottobre 2023.

Ucciso Nasrallah, il Libano è però di fronte a un tornante politico. Più vanno avanti i lanci di missili degli Hezbollah e più i sondaggi mostrano lo scontento della popolazione per le scelte delle milizie sciite: anche ieri 35 missili verso Haifa e la Galilea. Ora, senza un governo realmente operativo e con lo spettro di un nuovo conflitto di terra con Israele, la domanda non è se il Libano riesca ad affrancarsi dallo strapotere di Hezbollah. Ma quando e come ciò accadrà.

Nonostante i proclami che da Teheran dicono che «ogni comandante ucciso è già stato rimpiazzato da altre figure» e che nessuna posizione nell'organigramma di Hezbollah è rimasta sguarnita, resta il colpo psicologico. Dopo l'uccisione di Nasrallah, ieri nuovi raid israeliani su altri luogotenenti: 24 uccisi vicino a Sidone. Eliminati anche 3 membri chiave del Consiglio della Jihad, l'organo militare di vertice del Partito di Dio. Fuad Shukr, Ali Karaki e Ibrahim Aqeel.

Hezbollah è però un'organizzazione politica e religiosa, prima che militare. Che ha medici negli ospedali, insegnanti nelle scuole e politici nei palazzi. Le manovre per ipotizzare una nuova ossatura statale meno dipendente dai diktat di Teheran sono iniziate, ma l'orizzonte non è chiaro nel caos libanese. Il premier Mikati in una riunione di emergenza ieri ha spiegato che il numero di sfollati potrebbe toccare il milione, il più alto di sempre. È infatti la popolazione a pagare le conseguenze di un Libano in cui Hezbollah ha finora fagocitato potere e decisioni; anche quella di boicottare l'elezione di un presidente di «unità» da ormai due anni. Il funerale di Nasrallah è atteso per oggi. «La leadership è impegnata a continuare la jihad contro il nemico, a sostegno di Gaza e della Palestina e in difesa del Libano» ha assicurato l'organizzazione sciita. In un Paese frantumato, sull'orlo dell'abisso economico, i cittadini si ritrovano ancora ostaggi di un conflitto pluridecennale raffreddato solo dalla presenza di una Linea Blu tra Libano e Israele. E ora pure quel barlume di tenuta istituzionale è in bilico.

Diplomazia internazionale in allarme. Il neo ministro degli Esteri francese, Jean-Noël Barrot, è arrivato ieri per diagnosticare lo stato di salute della riconciliazione: meno Iran, più apertura a nuove dinamiche regionali, è la speranza. Hezbollah fa però da tappo. Alcuni militanti vogliono inasprire lo scontro con Tel Aviv, altri nicchiano. Fragilissima è «l'unità». E spaventano i tre giorni di lutto proclamati dopo l'uccisione del leader, con un'indicazione del successore che risale al '94 tutta ancora da testare. L'invito ai cittadini è ad astenersi da «azioni che potrebbero danneggiare la pace civile durante questo periodo critico».

Giunto ieri dall'esercito ufficiale libanese, mostra il livello di paura e inquietudine, mentre prosegue la caccia di Israele all'ultimo grande anziano della cerchia armata di Hezbollah, Abu Ali Rida, la cui morte non è stata confermata.

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