Nessuno strappo con il fondatore. Tra la Lega e Umberto Bossi torna il sereno, quantomeno per il momento.
Durante il Consiglio federale del Carroccio, riunito questa volta alla Camera, non è stato preso nessun provvedimento nei confronti del «Senatùr» per quanto successo «a urne aperte», quando l'ex deputato ed ex segretario della Lega lombarda Paolo Grimoldi, vicino a Bossi, aveva fatto sapere che alle europee l'ex leader leghista avrebbe votato per Forza Italia e per il «suo» fedelissimo Marco Reguzzoni, federalista della prima ora ospitato nelle liste azzurre da indipendente.
«Bossi mi ha chiamato per complimentarsi per l'approvazione dell'autonomia» racconta il ministro Roberto Calderoli durante la riunione. Parole, riportate da una nota del partito, che allontanano l'ipotesi di espulsione per il Senatùr, che gode ancora della stima e dell'affetto dei militanti. Anche il governatore della Lombardia Attilio Fontana aveva assicurato prima del conclave che «l'espulsione di Bossi non è mai stata all'ordine del giorno». Discorso diverso per Grimoldi. Il Consiglio federale ha infatti richiesto l'espulsione dalla Lega per lui e per il consigliere regionale del Veneto Gabriele Michieletto. Specie su Grimoldi, promotore anche del Comitato Nord, la fronda interna che professava il ritorno alle origini, pesano le critiche espresse a più riprese negli ultimi mesi nei confronti della linea di Matteo Salvini. Le segnalazioni a loro carico, spiega il Carroccio sottolineando che non ci sono state obiezioni, sono emerse «su indicazione dei territori», per tutelare «lo straordinario e generoso impegno di migliaia di militanti che per troppo tempo hanno assistito a polemiche strumentali, inutili e dannose contro la Lega». Uno scenario, tra l'altro, già ipotizzato nelle dichiarazioni post voto da Salvini, che aveva messo il futuro dei dissidenti nelle mani dei militanti. Pronta la replica infuocata di Grimoldi che parla di «una reazione scomposta alla débâcle elettorale» e di un tentativo di «eliminare i leghisti storici rappresentativi». Ma la base fa quadrato attorno a Salvini, difeso a spada tratta dal vicesegretario Andrea Crippa, il primo a criticare, con tanto di nomi e cognomi, chi ha attaccato il Capitano. Ad ogni modo, è diffusa la sensazione nel Carroccio che i conflitti interni non aiutino il partito, specie a ridosso delle elezioni. Diatribe come quelle sul Nord, è il ragionamento, potrebbero aver contribuito al soprasso di Forza Italia, ovviamente in negativo. Tanto che, come riporta l'Adnkronos, il capogruppo in Senato Massimiliano Romeo avrebbe chiesto di «litigare meno». Spazio, durante il federale, anche alle elezioni, con Salvini che ha messo l'accento sui 550 sindaci del partito attualmente in carica.
In relazione alle europee, invece, sarebbero stati in molti a sottolineare il «prezioso apporto» del generale Roberto Vannacci, che ha tenuto a galla la Lega con una valanga di preferenze. Testa ora alle elezioni in Umbria e in Emilia-Romagna «con l'obiettivo di vincere».
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