Il braccio di ferro che può bloccare la Germania è iniziato ufficialmente alla mezzanotte di ieri: il 2 maggio era la scadenza fissata perchè i singoli ministri presentassero al titolare delle finanze, il liberale Christian Lindner, i piani di risparmio per l'anno prossimo.
Lindner (nella foto) aveva fissato delle direttive precise, proclamando ai quattro venti l'intenzione di rispettare il cosiddetto Schuldenbremse, l'obiettivo del deficit allo zero per cento. Non è un capriccio del momento: la morigeratezza nei bilanci è da sempre il cavallo di battaglia dei liberali e Lindner ne ha fatto l'ultima trincea per affrontare la crisi di consenso del partito, che nei sondaggi fatica a raggiungere quota 5%, quella che garantisce l'ingresso al Bundestag.
La faccia era feroce, ma i risultati per ora non sembrano granché. I budget presentati dai singoli dicasteri non sono ancora noti nei dettagli ma si dà per certo che pochi tra i ministri socialdemocratici e verdi abbiano rispettato i desiderata del collega, sforando abbondantemente i limiti previsti.
Si tratta, ha scritto qualche commentatore, di una ribellione silenziosa alla religione dei bilanci in nero. Non potendo mettere in discussione il principio (operazione difficile in Germania e di fatto impossibile per un governo in cui c'è Lindner) si preferisce far finta di niente e ignorare il vincolo.
Primo nell'operazione l'esponente socialdemocratico emergente, il ministro della Difesa socialdemocratico Boris Pistorius, che deve fare i conti con guerra ucraina e relative spese.Ora gli analisti guardano al cancelliere Olaf Scholz, con la curiosità di capire come riuscirà a tenere insieme una coalizione in cui figurano i «virtuosi» liberali e il nuovo partito tedesco del debito.
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