Berlusconi: "Fare un'intesa non è una grande coalizione"

Il summit coi fedelissimi: «Si voterà il 24 settembre, farò io la campagna elettorale e presto tornerò in televisione»

Berlusconi: "Fare un'intesa non è una grande coalizione"

Berlusconi, di fatto, si sente già in campagna elettorale. Summit ristretto ad Arcore per dare la linea ai suoi: al tavolo ci sono Gianni Letta, Niccolò Ghedini e i capigruppo di Camera e Senato, Renato Brunetta e Paolo Romani. «Ci siamo, l'accordo sulla legge elettorale è fatto e terrà». Questa la premessa. Le conseguenze arrivano un secondo dopo: «Presto, quindi, si andrà al voto. Prevedo che le elezioni si terranno il 24 settembre». Il Cavaliere è convinto che sarà un'estate rovente ma proprio ai suoi uomini più fidati vuole far sapere che non solo non si tirerà indietro ma che sarà in prima fila: «Il mio impegno in campagna elettorale sarà molto forte; e a breve tornerò in televisione. Vedrete che i consensi saliranno».

Poi si parla di tecnicalità del cosiddetto Tedeschellum e si studiano le proiezioni a seconda dei sondaggi che ad Arcore non mancano mai. Si fanno i conti con il pallottoliere, si valutano i vari collegi: «Qui siamo forti, qui di meno». Si valutano i listini, più o meno corti; e si parla di strategia per la grande battaglia d'autunno. Non si parla di alleanze: tema spinoso che irrita non poco l'ex premier azzurro. Salvini non viene mai nominato ma è noto cosa pensa di lui il Cavaliere: «Con le sue dichiarazioni, e con il suo atteggiamento, fa di tutto per cercare la rottura». Rottura che Berlusconi non vorrebbe ma che se avverrà sarà imputata in toto alla tracotanza del leader leghista. Il quale, continua a punzecchiare il leader di Forza Italia accusandolo di volere l'inciucio con la sinistra. Ecco il tasto da pigiare: ribadire che l'accordo sulla legge elettorale non prefigura una grosse koalition; ripetere che il patto sulle regole non implica l'inciucio con il Pd.

Al termine del colloquio, quindi, si lima un comunicato da diramare alle agenzie di stampa. La prima parte è tutta tecnica sul Tedeschellum: «Forza Italia ribadisce l'esigenza di applicare il sistema tedesco, compatibilmente con il dettato della nostra Costituzione - si legge - Questo significa sbarramento al 5%, liste proporzionali di lunghezza adeguata, metodo proporzionale di attribuzione dei seggi, su base nazionale, analogo a quello utilizzato in Germania, escludendo qualsiasi ipotesi di voto di preferenza». Poi c'è l'aspetto prettamente politico: «Questo accordo - si dichiara nella nota - potrà finalmente restituire la parola agli italiani, consentendo agli elettori, dopo quattro governi non scelti dai cittadini, di decidere da chi vogliono essere governati».

Quindi il messaggio che vuole escludere l'ipotesi di un Nazareno bis: «L'accordo sulle regole fra le principali forze politiche non prefigura alcun accordo politico per la prossima legislatura, nessuna grande coalizione, ma soltanto la corretta condivisione delle regole elettorali». Una linea, quella del dialogo sulle regole del gioco, quasi concordata con il capo dello Stato. Quel Mattarella, e pare un paradosso, la cui elezione fu causa della rottura con Renzi; ma con il quale Berlusconi ha buoni rapporti tanto da sottolineare spesso come l'accordo sul Tedeschellum segue nel metodo la «linea Mattarella».

Ma un conto sono le regole del gioco, un conto i matrimoni politici. Ecco perché occorre picchiare duro sui governi di sinistra che si sono succeduti dopo il 2013. Ci pensa Brunetta a mettere il dito nella piaga: «Sul debito pubblico gli ultimi governi di centrosinistra non hanno mai agito.

Infatti, come sappiamo, il debito ha toccato un nuovo record storico ed è ormai vicino ai 2.300 miliardi di euro, nonostante le promesse dell'ex presidente del consiglio Matteo Renzi e del suo fido ministro Pier Carlo Padoan di ridurlo».

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