Roma - Berlusconi è pronto alla spallata a Renzi, annuncia di essere ancora in campo e incassa i toni soft di Parisi. Il Cavaliere alza il tiro sul premier: «Lui è la casta - dice in un'intervista al Giorno - Io sono un liberale, lui viene dalla sinistra cattolica; io ho costruito aziende che hanno contribuito alla grandezza del Paese, Renzi è il tipico esemplare di quella casta di politici di professione che dice di voler combattere». Taglia corto, poi, sul discorso della leadership e dell'eventuale successore alla guida del centrodestra: «Mi sento abbastanza in forma e quindi gli eredi possono aspettare». A scanso di equivoci: «La vittoria del No è importante per il futuro del Paese, gli altri problemi - chi fa il leader, per esempio - vengono molto ma molto dopo». Non nasconde, l'ex premier, una certa irritazione per i tempi biblici con cui la Corte di Strasburgo (non) sta affrontando il suo caso: «Auspico che la Corte di Strasburgo voglia prendere atto che lasciando in sospeso questa questione si fa un torto non a Silvio Berlusconi ma a milioni di moderati italiani che hanno il diritto di sapere come sono andate veramente le cose». Arriva un giudizio anche su Parisi: «Ha appena annunciato la creazione di un suo movimento politico. Mi auguro che riesca a tradurre in atto il proposito, da lui spesso annunciato e che io ho atteso per mesi, di coinvolgere in politica parti della società civile che per il momento ne sono lontane». Berlusconi fa chiarezza anche su un altro aspetto controverso: l'eventuale soccorso azzurro qualora Renzi dovesse perdere il referendum: «Vorremmo che si andasse a votare il prossimo mese, se fosse possibile», giura. Ma andrebbe prima riscritta la legge elettorale: «Occorre farne una nuova e condivisa. E chiederemo al capo dello Stato che si faccia garante della brevità di questo processo». Nessun inciucio se Renzi cade: «Sta al Pd fare un governo; e non è necessario un nostro sostegno».
Un Berlusconi determinato che, anche ieri, ha benedetto una manifestazione di Forza Italia a Pescara, organizzata da Nazario Pagano, coordinatore azzurro dell'Abruzzo. Nel suo messaggio, indica la rotta: «Il 50% degli elettori non vanno più a votare. È un fatto gravissimo e penso che la maggior parte di loro appartenga alla nostra cultura, che condivida le nostre idee. A loro dobbiamo offrire un progetto con alcuni capisaldi chiari: meno tasse, meno Stato, meno Europa burocratica, più sicurezza, una giustizia più veloce, un controllo vero dell'immigrazione».
A Pescara si applaude e poi parlano Antonio Tajani e Stefano Parisi. Il quale, forse per la prima volta, evita di graffiare la classe dirigente azzurra. Toni soft, i suoi, con tanto di foto finale avvolto dalla bandiera di Forza Italia. E arriva pure una standing ovation quando Mister Chili elogia l'ultimo governo Berlusconi in tema di gestione dell'immigrazione. L'unità del centrodestra, tuttavia, è ancora lontana. Ma, sostiene il Cavaliere, «stiamo già lavorando con i vertici di Lega e Fratelli d'Italia a un programma comune».
Molto, tuttavia, dipenderà dalla nuova legge elettorale. Ma di tutto ciò si parlerà dopo il 4 dicembre, appuntamento clou per le sorti di Renzi. E Berlusconi, nella battaglia per il No, vuole metterci la faccia: domani sarà a Porta a Porta e dopodomani a Matrix.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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