«Opposizione istituzionale». L'affaire Vivendi non muta la linea politica del Cavaliere. Sebbene Berlusconi abbia senz'altro apprezzato le dichiarazioni di molti esponenti del Pd, compresi i ministri, in difesa di Mediaset, Forza Italia resterà all'opposizione. Nessuna larga intesa all'orizzonte, nessuna virata verso una «non belligeranza» nei confronti dell'esecutivo. Certo, s'era espresso così l'ex premier ancor prima della scalata dei francesi, «mi raccomando i toni: non sguaiati, non eccessivi». Ma non tanto per una sorta di indulgenza nei confronti del «quarto governo non eletto dagli italiani»; quanto perché «non è nel nostro dna aizzare la piazza. Noi l'opposizione la facciamo all'interno delle istituzioni». Un modo, questo, anche per differenziarsi dai metodi, ritenuti spesso spicci e grossolani, utilizzati dalla Lega.
Lega che, però, resta alleato prezioso e con cui occorre «trovare la quadra». Si sa che il Carroccio scalpita e che più volte ha minacciato la rottura definitiva con gli azzurri. Ma da Arcore si getta acqua sul fuoco: anche il Carroccio sa che senza Forza Italia se la gioca ma non vince. Ecco perché, al di là delle differenti sfumature che colorano l'atteggiamento forzista nei confronti di Salvini & C., il centrodestra continua a dialogare. L'obiettivo è camminare insieme, passo dopo passo. Il primo è quello di fare una proposta unitaria sulla legge elettorale. Tra le due ipotesi sul tavolo (proporzionale corretto e maggioritario) ieri sembravano salire le quote del Mattarellum. Il sistema elettorale del 1993, il cui relatore era l'attuale presidente della Repubblica, era un sistema misto: 75% maggioritario e 25% proporzionale. L'idea sarebbe quella di riesumare quella legge, ovviamente, ritoccandola. C'è chi parla di rivedere le quote: 70% maggioritario e 30% proporzionale o addirittura 50% e 50%. Si medita pure di cancellare lo scorporo, meccanismo per il quale si tolgono dal conteggio dei voti totali di una lista nella parte proporzionale i voti ottenuti dai candidati collegati alla medesima lista, eletti nei collegi uninominali con il sistema maggioritario.
Al di là delle tecnicalità, lo sforzo per trovare una sintesi lo si sta facendo. E Salvini morde il freno: «Dobbiamo fare in fretta, penso e spero che si voti in primavera. Noi ci presenteremo in tutta Italia con il nostro progetto e con le nostre facce per le primarie per chiedere l'ok degli italiani. Il mio compleanno è il 9 marzo: mi piacerebbe che in quella data gli italiani potessero dire come la pensano». Meno frettolosa Forza Italia che pensa anche alle scadenze internazionali. Se non ce la si fa in primavera, non è consigliabile presentarsi al G7 di Taormina con un governo dimissionario.
Ma il Carroccio non molla e attacca a testa bassa palazzo Chigi: «Se noi continuiamo a mandare all'estero un Gentiloni qualunque che non rappresenta nessuno e abbiamo come ministro dell'Istruzione una che, non solo non si sa se è laureata, ma non si sa nemmeno se abbia il diploma... Se l'esempio dell'Italia nel mondo sono Gentiloni, Boschi e Alfano e la signora Fedeli... il pesce puzza dalla testa». Ma il pesce per ora nuota. Chissà per quanto.
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