Berlusconi rilancia la palla: "Il governo? Lo faccia il Pd"

Respinta l'ipotesi di "inciucio": ora tocca ai democrat uscirne. La disponibilità limitata alla legge elettorale

Berlusconi rilancia la palla: "Il governo? Lo faccia il Pd"

«Nessun inciucio, macché larghe intese. Il centrosinistra ha la maggioranza, sbrogli la matassa senza di noi». È questo il pensiero di Berlusconi, ancora una volta impegnato a smentire una sua presunta nostalgia del patto del Nazareno. E una nota diramata in serata lo mette nero su bianco: «Spetta al Pd dare vita ad un nuovo governo con il compito di mettere in sicurezza i conti pubblici con l'approvazione della legge di bilancio e soprattutto di consentire al Parlamento l'approvazione di una nuova legge elettorale basata su criteri che garantiscano la effettiva corrispondenza tra la maggioranza parlamentare e la maggioranza espressa dagli elettori».

Molto diversi i toni, rispetto a quelli di Salvini e Meloni, anche nei confronti del presidente della Repubblica: «Abbiamo fiducia nel ruolo di garante del capo dello Stato che vigilerà certamente su questa fase delicata con equilibrio e imparzialità. Siamo certi che il presidente della Repubblica saprà individuare la soluzione più corretta per assicurare agli italiani in tempi brevi la possibilità di votare e di scegliere finalmente, dopo tre governi non eletti, il governo a cui intendono affidare la guida del Paese». Poi, un commento ufficiale sul voto: «Sono naturalmente molto soddisfatto per l'esito del voto. La maturità e il senso di responsabilità degli italiani hanno consentito di evitare il rischio di una deriva autoritaria, di un uomo solo al comando, al quale ci avrebbe condotto questa riforma costituzionale».

La disponibilità di Forza Italia, quindi, riguarda soltanto la legge elettorale. Gli azzurri sono pronti a sedersi a un tavolo con tutti gli altri partiti per mandare in soffitta l'Italicum su cui peraltro pende il giudizio della Consulta. I desiderata del Cavaliere sono noti: l'ideale sarebbe il proporzionale con una soglia di sbarramento per evitare la proliferazione dei partitini. Naturalmente un eventuale accordo sulla legge elettorale avrebbe degli effetti anche sulle strategie da tenere nei confronti degli alleati e sul futuro del centrodestra. Il proporzionale consentirebbe a tutti i partiti di correre in solitaria, mantenendo le proprie identità, consentendo di fare accordi elettorali con gli alleati storici. Proprio su questo terreno si sviluppano fratture carsiche all'interno del centrodestra. Lega e Fratelli d'Italia scalpitano per incassare la vittoria del No e chiedono «urne subito» anche se la strada è impraticabile proprio a causa dell'attesa sentenza della Corte costituzionale sull'Italicum. Il maggioritario, invece, potrebbe andare bene ma con la modifica del premio alla lista perché in questo modo sarebbe d'obbligo partorire un listone unico con Salvini; il quale ha già fatto capire qual è la sua intenzione: lanciare l'opa su tutto il centrodestra e candidarsi alla leadership.

In ogni caso Berlusconi, che per oggi ha convocato ad Arcore lo stato maggiore del partito per poi atterrare a Roma questa sera, è tornato protagonista e al centro della scena. Senza, tuttavia, prestare il fianco all'accusa di appoggiare qualsiasi tipo di governo nasca. La priorità è mantenere i nervi saldi e pure l'alleanza con Salvini e Meloni. E lo dicono in chiaro pure i due capigruppo azzurri di Camera e Senato, Brunetta e Romani: «Le strane ipotesi che circolano su un possibile congelamento della crisi del governo Renzi, con l'approvazione accelerata della legge di bilancio grazie addirittura a cosiddette fiducie tecniche, sono del tutto impraticabili.

Il No al referendum è un voto di sfiducia a Renzi e alla sua attività di governo nel suo complesso: giudizio dal quale non può essere escluso l'atto più significativo di ogni esecutivo, rappresentato appunto dalla legge di bilancio».

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