«Inclusiva» è la parola tramite cui la sinistra italiana si sta esibendo uno dei suoi sport preferiti: la distribuzione di patenti di legittimità. Succede così che Lorenzo Fontana, neo eletto presidente della Camera, e Ignazio La Russa, neo eletto presidente del Senato, vengono etichettati, per principio e nell'immediato, come figure «divisive» e non «inclusive». A sventolare l'aggettivo, con la solita presunzione di chi magari pensa di avere una prerogativa sui requisiti morali, è stato, tra gli altri, il dimissionario ministro del Lavoro Andrea Orlando. Il tutto sotto il cappello narrativo costruito da Enrico Letta: «La legislatura comincia con una logica incendiaria da parte di chi ha vinto le elezioni. Chi ha vinto, invece di riappacificare il Paese, lo sta dividendo», ha detto due giorni fa il segretario dem, mentre si trovava a Berlino. Il vice Giuseppe Provenzano ci ha tenuto a partecipare al coro: «Penso che la figura di La Russa sia una figura che non faccia bene al Paese perché è una figura divisiva. Questa è la responsabilità del centrodestra», ha osservato. «Divisivo» per la sinistra è più o meno chiunque appartenga all'altro schieramento politico. Non era «divisivo» Fausto Bertinotti, ex presidente di Montecitorio, che il centrodestra ha accettato senza sbraitare e con il quale Giorgia Meloni ha collaborato da vicepresidente d'Aula (ancora oggi l'ex leader comunista definisce il presidente di Fdi «intelligente»)? Non era «divisiva» Laura Boldrini, con le sue pretese linguistiche e la sua parzialità su temi rilevanti, quali quelli bioetici e la gestione dei fenomeni migratori? Non era «divisivo» neppure Roberto Fico, che era stato eletto anche grazie ai voti del centrodestra, ma che si è poi rivelato un vertice istituzionale ancorato ad un'ideologia precisa? Era il due giugno del 2019 e il grillino, in relazione alla Festa della Repubblica, diceva quanto segue: «Oggi è la festa di tutti quelli che si trovano sul nostro territorio, è dedicata ai migranti, ai rom, ai sinti, che sono qui ed hanno gli stessi diritti». Persino Di Maio, ai tempi compagno di partito dell'ex presidente della Camera, parlò di «polemica di distrazione di massa», prendendo qualche distanza. Rispetto al pentastellato, vale la pena anche citare la militanza nei centri sociali partenopei: un altro elemento che a sinistra, con tutta evidenza, non hanno considerato foriero di «divisioni». Ma torniamo indietro nel tempo. Nel 1992, Giorgio Napolitano veniva eletto sullo scranno più alto di Montecitorio.
Lo stesso Napolitano che nel 1956 aveva preso le parti dell'Urss rispetto all'invasione dell'Ungheria. Inutile continuare. La sinistra e il doppiopeso: è una storia antica. La stessa di chi pensa di avere l'esclusiva sul concetto di «inclusivo: un bel paradosso, non c'è che dire.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.