Bertinotti da legare. "Corpo contundente contro la Meloni"

L'ex leader Prc dà i numeri su Ventotene. E tutta la sinistra si esalta per Prodi

Bertinotti da legare. "Corpo contundente contro la Meloni"
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Tirate di capelli ai giornalisti, insulti, inviti alla violenza e lanci di oggetti: la sinistra perde ogni freno inibitorio su Ventotene. Le parole di Giorgia Meloni su alcuni passaggi molto discutibili contenuti nel manifesto di Ventotene, critica tra l'altro condivisa da Massimo Cacciari, tirano fuori il peggio della stampa militante di sinistra e dei vecchi padri nobili dell'Ulivo. Dopo Prodi, che sabato ha aggredito verbalmente e tirato i capelli alla giornalista Lavinia Orefici, inviata di Quarta Repubblica, programma condotto da Nicola Porro, ecco Fausto Bertinotti. L'ex leader di Rifondazione comunista, che in passato ha occupato la terza carica dello Stato, non si trattiene e incalzato dalle domande di Massimo Gramellini domenica, regala un'altra perla: «A trasgressione, trasgressione. Io che sono un non violento, avrei lanciato un oggetto contundente contro la presidente del Consiglio, magari facendomi espellere perché bisogna segnalare che un limite è stato oltrepassato». Le parole di Bertinotti e la reazione di Prodi contro l'inviata Mediaset non scandalizzano intellettuali e politici di sinistra. Anzi, Prodi viene eletto a nuovo eroe della sinistra, preso a modello di lotta al governo. Piovono quintali di veleno contro il centrodestra. Fdi insorge dopo l'uscita di Bertinotti: «Che dire? Nostalgia, nostalgia canaglia, di una sinistra violenta che sbaglia», attacca il ministro per gli Affari europei Tommaso Foti. Mentre il senatore Antonio Iannone attacca La7: «Invece di stigmatizzare Bertinotti, rilancia il video». Rispunta dall'esilio Enrico Letta che lancia (con poco successo) l'hashtag su X: «Io sto con Romano». La Lega replica: «La sinistra perde la testa». Dalla sinistra, con la bava alla bocca, parte il fuoco contro la giornalista che ha osato porre una domanda a Prodi. Il più duro è Massimo Giannini che su X getta benzina sul fuoco: «La lezione di Romano Prodi ai poveri sicari del giornalismo di regime». Gianni Cuperlo, nel maldestro tentativo di difendere Prodi, compie una straordinaria acrobazia: «Prodi reagisce a una domanda che probabilmente aveva un sottotesto polemico (più probabilmente provocatorio), ma che lui ritiene (immagino) semplicemente assurda. E allora, rivolto alla giornalista replica che si tratta di una domanda assurda (come chiedere di commentare un passo di Maometto). A quel punto, appoggia in modo paternalistico una mano sulla spalla della giornalista (chi conosce e frequenta il Professore sa che lo fa quando deve spiegare a qualcuno che sta andando a farfalle) e aggiunge ma che idea ha lei della storia? La giornalista, senza scomporsi, ripete la domanda, e il Professore senza scomporsi reitera la risposta. Fine. Solo più tardi la giornalista dichiara di essere stata offesa, aggredita e che il Professore le avrebbe tirato i capelli (sic). Se potete, guardate il video per credere a come sono andate le cose». Viene il dubbio che l'unico a non aver visto il video (dove si vede la tirata di capelli) sia stato proprio Cuperlo.

Dai colleghi giornalisti arriva la solidarietà (a Prodi). «Romano Prodi ha fatto benissimo a rispondere in quel modo a una domanda stupida. Ha fatto benissimo a rispondere in quel modo all'ennesima e inutile provocazione. Prodi ha perso la pazienza come ormai l'ha persa più di mezza Italia.

Tutte le persone perbene dovrebbero iniziare a trattare o trogloditi e gli analfabeti funzionali come meritano di essere trattati, seguendo il buon esempio di Romano Prodi» scrive Fabio Salamida, cronista parlamentare. Luca Bottura non è da meno: «Prodi ha fatto benissimo. Era ora che qualcuno desse al retequattrismo la risposta che merita».

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