La guerra si fa sempre più dura, ma non è finita. Guido Bertolaso è stato contagiato dal coronavirus, però non alza bandiera bianca: «Vincerò anche questa battaglia», promette dopo l'esito del «tampone» che si è reso necessario per l'insorgere di qualche sintomo.
«Continuerò a seguire i lavori dell'ospedale», assicura l'ex capo della Protezione civile, ora superconsulente della Lombardia per la realizzazione del centro di rianimazione in Fiera, e intende tener fede all'impegno solennemente assunto l'altra sera davanti alle maestranze impegnate nei lavori. Un vero e proprio distillato del Bertolaso-pensiero: «Dare l'anima tutti - ha incitato -, niente è impossibile».
Il medico romano e i suoi più stretti collaboratori sono in isolamento. Il suo annuncio, ieri, è arrivato intorno alle 12. «Sono positivo al Covid19 - ha scritto -. Quando ho accettato questo incarico sapevo quali fossero i rischi a cui andavo incontro, ma non potevo non rispondere alla chiamata per il mio Paese. Ho qualche linea di febbre, nessun altro sintomo al momento». Qualche minuto prima aveva telefonato al governatore, Attilio Fontana, mettendolo al corrente delle novità. «Si va avanti, Bertolaso continua a coordinare anche se non è lì fisicamente» confermano da Palazzo Lombardia, la sede della Regione che si assesta ancora su una linea di fattivo ottimismo, la stessa che ha indotto Fontana a convocare Bertolaso nel giorno di massima polemica con la Protezione civile nazionale. Le polemiche erano state poi prontamente messe da parte, in uno spirito di unità nazionale che il medico romano ha incarnato in tutti i suoi incarichi, in tutti i fronti d'emergenza sui quali è stato chiamato a operare.
Bertolaso ieri ha ricevuto molti messaggi di incoraggiamento e stima, a partire dal leader azzurro Silvio Berlusconi, dal vicepresidente del Ppe Antonio Tajani (Forza Italia) e dal segretario leghista Matteo Salvini, ma anche a sinistra. La notizia del contagio, per Michele Anzaldi di Italia Viva, è «l'amara conferma di quanto sia stata tafazziana la strategia del governo: non aver nominato super commissario nazionale l'ex capo della Protezione civile, ed esserselo fatto scippare dalla Lombardia, ha comportato che alla fine Bertolaso è rimasto contagiato. Invece di essere chiamato a Roma a guidare come un generale, è stato inviato in prima linea come un soldato e lì i rischi di contagio erano maggiori».
E che Bertolaso fosse un «generale» lo si era visto anche in quel discorso motivazionale agli operai della Fiera. «Il numero uno deve sempre dare l'esempio - aveva detto -. Deve essere il primo che arriva la mattina e l'ultimo che esce la sera». «In pochi mesi abbiamo fatto case e scuole all'Aquila e in altre situazioni - ha aggiunto -, siamo andati ad aiutare quelli che erano rimasti sommersi dallo tsunami nel sud est asiatico. Parole da capo, rivolte agli operai ma indirizzate ai dirigenti, perché intendessero: «Qui non ci sono scrivanie, macchinette del caffè o tavoli da pranzo per nessuno - aveva promesso - se vedo qualcuno dopo che dopo aver fatto il suo progetto, suoi calcoli, se ne sta bello al caldo, state tranquilli che ci penso io a prenderlo per un orecchio e portarlo qua».
«Ora portiamo a casa il risultato - ha concluso - e sarete contenti di aver aiutato il vostro Paese come ho fatto io sempre e come dobbiamo continuare a fare in questo momento. Forza ragazzi, dare l'anima. Massimo impegno e se qualcosa non funziona si risolve. Niente è impossibile. Soprattutto in questa sfida».
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