Bibbiano, c'è la prima sentenza. Foti condannato a quattro anni

Lo psicoterapeuta colpevole di abuso d'ufficio e lesioni gravissime. I legali: "Barbarie come per Galileo e Tortora"

Bibbiano, c'è la prima sentenza. Foti condannato a quattro anni

La prima condanna per l'affaire Bibbiano arriva per Claudio Foti, lo psicoterapeuta a capo dello studio Hansel&Gretel che aveva scelto il rito abbreviato per uscire dall'inchiesta Angeli e Demoni sulla vicenda degli affidi illeciti in Val D'Enza. Nonostante Foti fosse stato paragonato in una perizia del suo collegio difensivo a Galileo Galilei, il gup di Reggio Emilia Dario De Luca ha accolto in parte la richiesta della procura - 6 anni per abuso d'ufficio, lesioni gravissime e frode processuale - facendo cadere l'ultimo capo d'accusa e condannandolo a 4 anni e al risarcimento danni alle parti civili, sospendendolo dall'esercizio della professione per due anni e con cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. Una sentenza che non convince affatto i suoi legali, Giuseppe Rossodivita e Girolamo Andrea Cuffari, secondo i quali Foti è «assolutamente estraneo e innocente», tanto da accostare la sua vicenda a quella, drammatica, di Enzo Tortora. «Rifarei tutto ciò che ho fatto», ha spiegato dopo la sentenza lo psicoterapeuta, aggiungendo di sperare che, proprio come Tortora, «in appello possa essere rivista questa condanna che ritengo ingiusta», e ribadendo di essersi «comportato correttamente in scienza e coscienza». Per lui, lo «scontro» avvenuto nell'aula del tribunale di Reggio Emilia «non doveva avvenire in ambito giudiziario ma in accademia, fra posizioni teoriche diverse». Anche i suoi legali annunciano battaglia «fino all'ultimo secondo affinché la sua innocenza sia attestata anche dai tribunali», italiani ed eventualmente europei.

È andata meglio alla sola altra imputata che aveva scelto la strada del rito abbreviato, l'assistente sociale Beatrice Benati: la procura aveva chiesto per lei una condanna a un anno e sei mesi per violenza privata e tentata violenza privata, ma il gup l'ha assolta perché il fatto non sussiste. Il giudice ha deciso anche sulle 22 richieste di rinvio a giudizio, prosciogliendo cinque degli indagati e mandando alla sbarra gli altri 17. Tra questi, la moglie di Foti Nadia Bolognini, l'ex dirigente dei servizi sociali di Bibbiano Federica Anghinolfi e il sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti, che risponderà solo di abuso d'ufficio andrà valutata la regolarità dell'affidamento dell'appalto per il servizio terapeutico di cura dei minori - mentre il gup ha lasciato cadere l'accusa di falso. Soddisfatto il primo cittadino, che spiega di non vedere l'ora «di dimostrare la mia completa estraneità rispetto a quest'ultima contestazione rimasta dopo un drastico ridimensionamento delle accuse».

Ma ieri a Reggio Emilia è stata anche la giornata delle vittime del presunto sistema Bibbiano. «Mio figlio ci è stato tolto a sei anni per un disegno mai fatto, sulla base del quale venivo accusato di violenza», racconta all'Adnkronos un padre presente all'udienza preliminare, spiegando che il bambino «oggi è tornato con noi ma porta i segni di un brutto trauma». E anche il nonno di una delle bambine coinvolte ascolta la sentenza, saluta soddisfatto le decisioni del gup e poi racconta come «mia nipote ci è stata portata via a nove anni per un disegno alterato» prima di poter «tornare a casa».

Un altro papà ricorda la «sottrazione» dei suoi due bambini più piccoli, 3 anni e mezzo e 5 anni e mezzo, avvenuta il 18 giugno di tre anni fa, quando proprio la Anghinolfi dopo averlo convocato ai servizi sociali di Bibbiano «mi comunicò racconta - che da quel giorno non avrei potuto vedere i miei figli se non in forma protetta per un'ora ogni 20 giorni», accusandolo di omofobia e collocando i bimbi presso la moglie dell'uomo, che dopo la separazione si era fidanzata con una nuova compagna. «La sentenza di oggi conclude l'uomo - magari ci darà giustizia, ma i traumi che questi bambini si portano addosso sono tutti da valutare».

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