Per Joe Biden è arrivata la resa dei conti. Nel momento più difficile della sua lunga carriera politica, mentre si moltiplicano gli appelli a fare un passo indietro (da ultimo quello di George Clooney dalle pagine del New York Times), i grandi donatori democratici congelano i finanziamenti per la campagna elettorale del presidente americano. I maggiori contributori del partito, da Wall Street a Hollywood, temono di sborsare denaro per una sfida «perdente» dopo il suo ennesimo rifiuto di lasciare la corsa nonostante le preoccupazioni per l'età e le condizioni psico-fisiche.
«Tutto è congelato perché nessuno sa cosa succederà. Tutti sono in modalità attendista», afferma uno stratega dem alla Cnn, sottolineando che i finanziatori sono costantemente concentrati sulle mosse di Biden, pronti a scrutare ogni suo gesto e ogni sua parola. In primis in occasione della conferenza stampa finale del vertice Nato di ieri sera, che lo ha visto sotto il fuoco incrociato delle domande. «Le donazioni hanno subito un notevole rallentamento dopo il dibattito», sostiene un'altra fonte, precisando che continuano ad arrivare quelle di piccolo importo, ma «la campagna è lunga», e non basta. I soldi in entrata si stanno «esaurendo», aggiunge una terza fonte. Mentre un funzionario della campagna di Biden rivela a Nbc che se già ora si assiste ad un forte rallentamento delle donazioni, ci si prepara ad una frenata ancora maggiore: «È un disastro», chiosa. E i numeri non mentono: una raccolta fondi tenutasi a casa del governatore del New Jersey Phil Murphy dopo il disastroso confronto tv con Donald Trump ha raccolto 3,7 milioni di dollari, meno della metà della cifra incassata (pre-dibattito) in Virginia a casa dell'ex governatore Terry McAuliffe. A Chicago, i principali donatori dell'Asinello hanno sospeso almeno un evento di raccolta fondi in programma per i grandi finanziatori durante la Convention ad agosto.
Ad assestare un duro colpo è stato l'accorato appello di Clooney: una mossa di cui anche l'ex presidente americano Barack Obama era a conoscenza in anticipo, e a cui non si è opposto. Secondo Politico, l'attore di Hollywood e grande sostenitore democratico ha chiamato Obama per avvertirlo che avrebbe fatto la richiesta in un editoriale pubblicato mercoledì, e l'ex presidente, spiegano le fonti, se da un lato non ha incoraggiato Clooney a fare queste osservazioni, dall'altro non ha nemmeno cercato di fermarlo. Anche due terzi degli americani, inclusa la maggior parte dei fan di Biden, ritiene che dovrebbe ritirarsi dalla corsa alla Casa Bianca: un sondaggio di Abc, Ipsos e Washington Post mostra che per il 67% dovrebbe fare un passo indietro, mentre l'85% lo reputa troppo anziano per un secondo mandato.
Intanto aumentano le pressioni dal partito, e Peter Welch è il primo senatore democratico a uscire allo scoperto: «Rispetto profondamente il presidente» per averci salvato da Donald Trump, ma «per il bene del paese deve ritirarsi», afferma in un editoriale sul Washington Post. Mentre il leader dem al Senato Chuck Schumer, pur avendolo appoggiato pubblicamente, in privato ai donatori ha detto di essere pronto a scaricare il comandante in capo. E per la governatrice del Michigan Gretchen Whitmer, il cui nome circola nella lista dei papabili (eventuali) sostituti, un test cognitivo «non danneggerebbe» Biden. Le sue parole, tuttavia, alimentano i timori sul suo stato di salute, considerato che la governatrice è una delle democratiche che da giorni lo difende a spada tratta. Mentre il numero uno dei dem alla Camera Jeffries Hakeem afferma che ci sarà un incontro tra i maggiori deputati dell'Asinello per capire i «prossimi passi».
Secondo il New York Times,
infine, persino un piccolo gruppo di assistenti e consiglieri di lunga data di Biden sono sempre più convinti che dovrà rinunciare a correre per la rielezione, e stanno cercando di trovare un modo per convincerlo alla resa.
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