Biden, nuovo schiaffo dalla Corte Suprema. Frenata anche sul clima

I giudici limitano i poteri dell'agenzia Epa. A rischio i target ambientali del presidente

Biden, nuovo schiaffo dalla Corte Suprema. Frenata anche sul clima

New York. Nuova stoccata della Corte Suprema americana all'amministrazione di Joe Biden. Mentre il presidente torna sulla decisione che ha ribaltato la sentenza Roe v. Wade dicendo che il comportamento del massimo organo giudiziario Usa «è stato oltraggioso ma l'America non arretra, siamo in una posizione migliore di prima e dobbiamo cambiare la decisione sull'aborto», questa volta i nove saggi colpiscono sul fronte ambientale.

Nell'ultima sentenza l'Alta Corte ha stabilito un limite ai poteri dell'Agenzia per la protezione ambientale (Epa) alla lotta contro le emissioni di gas serra, mettendo in difficoltà gli ambiziosi obiettivi dell'amministrazione Biden sul cambiamento climatico (il presidente ha impegnato il Paese a dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2035 e azzerarle entro il 2050). In seguito ad una causa avviata dal West Virginia per conto di altri 18 stati repubblicani assieme ad alcune grandi compagnie del carbone, i giudici hanno stabilito con la consueta maggioranza conservatrice di 6 a 3 che l'Epa non può fissare i limiti generali alle emissioni dalle centrali a carbone che producono il 20% di tutta l'elettricità degli Stati Uniti. «Questa è un'altra decisione devastante che mira a far tornare indietro il nostro paese», ha commentato la Casa Bianca. «Sebbene la rischi di danneggiare la nostra capacità di combattere il cambiamento climatico, Biden non esiterà ad usare tutto ciò che è in suo potere per proteggere la salute pubblica e affrontare la crisi ambientale - ha aggiunto - I nostri avvocati studieranno la sentenza con attenzione». «Limitare le emissioni di anidride carbonica a un livello tale da costringere una transizione a livello nazionale dall'uso del carbone per generare elettricità può essere una soluzione sensata per la crisi del giorno», ha detto invece il presidente della Corte John Roberts nel suo parere di maggioranza, riferendosi a un precedente del tribunale. «Ma non è plausibile - ha continuato - che il Congresso abbia dato all'Epa l'utorità di adottare da sola un tale schema normativo». Il caso nasce dal Clean Power Plan, una strategia introdotta da Barack Obama che mirava a ridurre le emissioni delle centrali elettriche a carbone, ma non è mai entrata in vigore per l'opposizione di un gruppo di stati repubblicani e fu poi bloccata dalla Corte Suprema nel 2016. In seguito il piano fu sostituito dall'amministrazione Trump con il meno ambizioso Affordable Clean Energy, ma anche questo fu fermato dai giudici della Corte d'appello del Distretto di Columbia. Per il portavoce dell'Onu, la decisione della Corte Suprema Usa sull'ambiente è «una battuta d'arresto nella nostra lotta contro il cambiamento climatico, anche se un'emergenza di natura globale richiede una risposta globale e le azioni di un singolo Paese non dovrebbero e non possono decidere le sorti dei nostri obiettivi climatici». Sul fronte immigrazione, invece, l'Alta Corte ha deciso che Biden può abolire le misure varate da Trump per porre un limite all'arrivo dei migranti dal Messico. Il presidente aveva denunciato che il provvedimento Remain in Mexico, con l'obbligo dei richiedenti asilo di restare in patria fino a che le loro pratiche non fossero state espletate, poneva le persone in una condizioni di rischio.

Sempre ieri ha prestato giuramento Ketanji Brown, diventando ufficialmente la prima afroamericana a entrare nel massimo tribunale Usa. La togata sostituisce il giudice Stephen Breyer, 83 anni, che oggi è andato in pensione, ma con il suo ingresso non cambiano gli equilibri.

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