"A differenza di quanto riferito in conferenza stampa, è giusto sottolineare come né all’ufficio di Presidenza né alla Commissione plenaria sia stato consentito di fare alcun tipo di valutazione sulla lista dei nomi resi noti oggi dalla presidente Bindi". A lanciare l'accusa è Marco Di Lello, segretario della commissione Antimafia e presidente dei deputati Socialisti.
"Due settimane fa ho condiviso la scelta di rendere note le risultanze delle indagini ma sui criteri adottati ho fatto verbalizzare che l’inclusione di imputati che in primo grado sono stati assolti nel merito o per prescrizione va oltre il tenore del codice di autoregolamentazione, approvato dalla commissione Antimafia, sfociando così nell’arbitrio, è bene dunque chiarire che nessuna condivisione è stata voluta dalla Bindi e che nessuna responsabilità, anche in ordine agli inaccettabili ritardi con cui si è arrivati a rendere nota la lista, è addebitabile ai commissari o all’Ufficio di Presidenza. La presidente Bindi se ne assuma dunque in pieno la responsabilità. Io non sono un commissario a sua disposizione", ha concluso Di Lello.
La presidente della Commissione Antimafia non si scompone e minimizza: "Di Lello? È membro dell'ufficio di presidenza della commissione Antimafia. Io ho ricevuto il mandato dall'ufficio di presidenza, Di Lello compreso".
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