Blitz in Cisgiordania: missili sulla moschea. "Andiamo avanti finché Hamas sparirà"

Assalto a Jenin: "Uccisi dei terroristi". Scontro nella Striscia, distrutti mezzi blindati israeliani Gli Usa chiedono di rinviare l'operazione di terra. Gallant: "Per ora usiamo la nostra aviazione"

Blitz in Cisgiordania: missili sulla moschea. "Andiamo avanti finché Hamas sparirà"
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Prove tecniche di invasione. Israele rinvia ancora l'offensiva di terra che dovrebbe sterminare Hamas e l'infezione terroristica della Striscia di Gaza, ma scalda i motori organizzando una domenica di sangue in Cisgiordania, dove da anni non scorreva tanto sangue. Le Forze di difesa israeliane hanno attaccato dal cielo la moschea Al-Ansar a Jenin, nel nord del territorio occupato, e hanno ucciso due compomenti di «una cellula terroristica di Hamas e della Jihad islamica» che nei sotterranei dell'edificio religioso, facendosi scudo della popolazione locale, preparava un prossimo attentato in territorio israeliano. L'assalto ha scatenato una serie di scontri nel corso dei quali un terzo palestinese è stato colpito e ucciso dei soldati di Gerusalemme nella vicina località di Kabatya e altri due sono stati colpiti a morte nel corso di incidenti avvenuti a Tubas e a Nablus. Dall'inizio del conflitto sono 90 i Palestinesi ammazzati in Cisgiordania.

Molto più drammatici i numeri della Striscia di Gaza, dove da oltre due settimane gli israeliani martellano senza tregua dal cielo, in attesa dell'armageddon terrestre. Con i cinquanta morti provocati dagli attacchi aerei della notte tra sabato e ieri è salito a 4.651 il numero dei morti a Gaza per gli attacchi di Israele. Secondo l'esercito israeliano tra le vittime di ieri ci sarebbe anche Muhamad Qatmash, il vicecapo dell'artiglieria di Hamas a Gaza, che avrebbe avuto «un ruolo significativo nella programmazione e nella esecuzione del fuoco verso Israele». Fuoco che ieri è continuato, facendo scattare l'allarme aereo nell'area metropolitana di Tel Aviv. Secondo Gerusalemme dall'inizio dell'attacco di Hamas sono stati più di 7.400 i razzi lanciati da Gaza su Israele.

Un orrore quotidiano a cui si rischia di fare il callo, in attesa dell'escalation che potrebbe segnare un salto di qualità del dolore. E che ieri ha conosciuto una sorta di antipasto in uno scontro tra i combattenti di Hamas all'interno di Gaza. Secondo i palestinesi delle Brigate Al-Qassam, questi avrebbero distrutto due bulldozer militari israeliani e un carro armato in un'imboscata, costringendo le truppe israeliane a ritirarsi. L'offensiva vera e propria ancora non è stata lanciata anche se continua a sembrare imminente: «Ci vorranno un mese, due, tre, ma alla fine Hamas non ci sarà più». Ma intanto «prima che il nemico incontri le forze di terre, incontrerà l' aviazione», ha detto il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant. Gli Stati Uniti ieri hanno confermato i tentativi di pressing su Israele perché ritardi l'azione per non vanificare i progressi nei negoziati per la liberazione almeno di parte degli ostaggi civili nelle mani di Hamas.

Sono 212 gli israeliani prigionieri nell'affollato formichiere della Striscia, molti dei quali con doppia nazionalità. Due sono italo-israeliani. Altri italiani sono invece nella parte meridionale di Gaza: 19 tra italiani veri e propri e i loro e figli e le loro mogli. Persone «che speriamo di poter far uscire quanto prima da Gaza. Anche la nostra ambasciata al Cairo è al lavoro per andare a prenderli nel momento in cui si decidesse», dice il ministro degli Esteri Antonio Tajani.

Infine Noiya Sharabi, la ragazza britannica di 16 anni che risultava scomparsa nel sud di Israele dopo l'attacco del 7 ottobre, è risultata uccisa dai miliziani di Hamas. «Noiya era intelligente, sensibile, divertente e piena di vita. Il suo sorriso illuminava la stanza come un faro», piangono i familiari alla Bbc.

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