Boeing 737 torna a volare (anche a Wall Street) ma con un nuovo nome

Fermo da 20 mesi dopo due incidenti mortali e 346 vittime, ora avrà motori più potenti

Boeing 737 torna a volare (anche a Wall Street) ma con un nuovo nome

Dopo 20 mesi di messa a terra provocata da due incidenti costati la vita a 346 passeggeri, il Boeing 737 Max tornerà a volare. L'annuncio è stato dato ieri dalla Faa, la Federal aviation administration, l'autorità statunitense per il volo, finita essa stessa sotto inchiesta, insieme alla Boeing, per non aver svolto correttamente, a suo tempo, i controlli sulla sicurezza dell'aereo. I due incidenti in Indonesia, nell'ottobre 2018, e in Etiopia nel marzo 2019 hanno indotto le autorità a bloccare l'utilizzo del modello in tutto il mondo, con un danno economico che la Boeing calcola in 20 miliardi di dollari. I 387 esemplari nelle flotte di 59 compagnie sono rimasti inutilizzati mentre si sono moltiplicati i contenziosi. Detto per inciso, un 737 Max, nella versione a maggiori prestazioni, costa 129,9 milioni di dollari ed è un aereo a corridoio unico erede dello storico 737, che è stato uno dei modelli più venduti della storia. La forza del Max, in servizio dal 2017, veniva (viene) da consumi ridotti del 16% e da capacità di posti a sedere aumentata del 4%: fino allo stop, se ne producevano 50 al mese.

Le lunghe indagini hanno permesso di stabilire la ragione dei disastri, avvenuti entrambi poco dopo il decollo. Per aumentare la spinta, sul Max sono stati montati motori più potenti e in posizione più avanzata rispetto ai modelli precedenti, cosa che provocava una cabrata troppo repentina: il costruttore se n'è reso contro e ha installato un apposito software, il Mcas, in grado di dare il giusto equilibrio all'aereo nella fase di decollo. Ma le caratteristiche di tale dispositivo non furono inserite nei manuali di volo, così che i piloti dei voli Lion Air 610 ed Ethopian 302, trovatisi in difficoltà, non ebbero avuto a disposizione le necessarie istruzioni.

Di chi la colpa? L'inchiesta svolta dal Congresso degli Stati Uniti, durata 18 mesi, ha portato a conclusioni molto nette: «Boeing ha fallito nella progettazione e nello sviluppo del 737 Max e la Federal aviation administration ha fallito nella supervisione del Boeing e nella certificazione dell'aeromobile». Secondo il rapporto della House Transportation Commitee, la corsa della Boeing alla produzione, la decisione di ignorare i problemi di sicurezza interna e l'occultamento delle modifiche chiave dell'aereo, comprese le esigenze di addestramento dei piloti, ha contribuito agli incidenti. La Faa inoltre è considerata responsabile di errori di supervisione, inclusa «l'eccessiva delega alla Boeing». Insomma, la solita storia del controllato e del controllore, di cui tanto si discute in questi giorni anche in Italia, a proposito di autostrade. Ieri comunque il presidente della Faa, Steve Dickson, nominato a questo incarico nell'agosto 2019, ha detto di essere «fiducioso al 100%» sulla sicurezza dell'aereo.

La fretta alla realizzazione del Max e alle certificazioni necessarie al volo trae origine soprattutto dalla competizione con il concorrente europeo, il 320neo della Airbus, che negli ultimi 20 mesi si è ritrovato inaspettatamente avvantaggiato.

Ora dunque il 737 Max tornerà a volare, e molti danno per scontato che cambierà nome (per ragioni di marketing e di superstizione): si chiamerà 737.8 e 737.9, secondo le caratteristiche. Tra i grandi clienti, la prima a riprogrammarne il decollo è stata American Airlines, che lo utilizzerà entro dicembre, seguirà in primavera Southwest.

In Italia l'unica compagnia a possedere 3 esemplari di 737 Max era Air Italy, oggi in liquidazione, mentre i quattro ordini di Neos (in leasing), sono per ora decaduti.

La notizia dell'autorizzazione alla ripresa dei voli è stata accolta con favore da Wall Street, dove il titolo Boeing ha strappato fino al 7%.

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