Basta lockdown per i bordelli: si torna al lavoro. Lo ha deciso il tribunale amministrativo d'appello del Nord Reno-Vestfalia (Nrw), il più popoloso fra i 16 Länder tedeschi, accogliendo la domanda di una società che gestisce uno studio di massaggi erotici a Colonia. La sentenza sospende con effetto immediato l'ordinanza con cui il governo regionale di Düsseldorf aveva chiuso i bordelli per frenare la diffusione della pandemia così come aveva chiuso le palestre, le discoteche e vietato le feste private. Feste che invece sono ripartite con la fase 2, assieme alle palestre che hanno riaperto in Germania lasciando però chiuso gli spogliatoi, come misura anti contagio. Insomma, ha notato il Tar renano, il legislatore ha allentato le misure di sicurezza in quasi tutti i settori sociali, sociali ed economici «e non è chiaro perché, al contrario, nel fornire servizi sessuali sia ancora necessaria una completa esclusione del rischio di infezione». In altre parole, ha argomentato il giudice ammini-straivo, «non appare evidente che il rischio di infezione associato all'emissione di goccioline in so-spensione sia significativamente maggiore nel caso di atti sessuali fra due persone rispetto a feste private fino a 150 persone». La pronuncia della corte è stata accolta con sollievo dall'industria del sesso a pagamento: solo la settimana scorsa il «Pascha» di Colonia, uno dei più grandi bordelli d'Europa, ha presentato istanza di fallimento. La sentenza di Münster ha prodotti effetti anche in altre Länder tedeschi: a nord, lo Schwlesig-Holstein, Brema e Amburgo città quest'utima nota per il suo distretto a luci rosse hanno annunciato la riapertura dei bordelli sul proprio territorio, unendosi così a Meclemburgo, Bassa Sassonia e Berlino. Attenzione, però: poiché il coronavirus è ancora in circolazione anche l'esercizio della prostituzione subisce alcune limitazioni.
I rapporti completi sono vietati, bocca e naso devono essere coperti durante il lavoro, il consumo di alcol è vietato, gli appuntamenti devono essere fissati per iscritto e i dati di contatto del cliente devono es-sere registrati. Se l'operatore sessuale scoprirà di avere il Covid-19, sarà suo dovere fare un giro di telefonate ai propri ex clienti, che finiranno in quarantena. Starà a questi trovare una spiegazione da dare a parenti e colleghi.
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