Se c'è un leader occidentale al quale il vertice politico di Kiev guarda oggi come al proprio migliore amico, sotto l'ombra dell'invasione russa, questo è Boris Johnson. Parola di Volodymyr Zelensky, presidente assediato dell'Ucraina, che in un'intervista all'Economist non esita ad assegnare al premier britannico e al suo governo la palma di alleato più leale e più coraggioso in questo momento: più del cancelliere tedesco Olaf Scholz, molto più del presidente francese Emmanuel Macron e forse persino più di quello americano Joe Biden. La Francia per esempio, «ha paura della Russia», taglia corto Zelensky, e per questo non avrebbe finora fornito a Kiev carri armati o cruciali sistemi d'arma letali. Il Regno Unito invece no. BoJo, con quale il presidente ucraino si sente quasi tutti i giorni dall'inizio della guerra, è dunque «il leader che ci sta aiutando di più», forte anche della spinta e del sostegno «dei suoi elettori»: di una popolazione isolana che - vista da Kiev - appare non solo compattamente sdegnata per il comportamento di Vladimir Putin, ma meno intimidita da Mosca rispetto ad altri. Quasi a voler confermare questo primato - che sembra poter rilanciare in patria, almeno in parte, l'immagine del primo ministro Tory - Londra annuncia del resto giusto oggi, per bocca del ministro della Difesa, Ben Wallace, l'avvio delle prime consegne alle forze armate ucraine degli Starstreak: micidiali missili antiaerei portatili, molto più potenti e moderni degli Stinger Usa per contrastare i jet russi che bombardano il Paese, capaci di una gittata fino a 7 chilometri a un velocità tre volte superiore quella del suono. Annuncio che si accompagna all'ennesima rassicurazione di Downing Street sul «pieno appoggio» alla strategia negoziale di Zelensky nei colloqui con la Russia: a qualsiasi «concessione» egli sia disposto a fare, ma anche e soprattutto all'obiettivo preliminare di «far fallire» Putin sul piano bellico e della «minaccia all'integrità territoriale dell'Ucraina».
Con due sole linee rosse ben ferme: nessuno scontro militare diretto dalle conseguenze imprevedibili fra la Nato e una potenza nucleare qual è la Russia (quindi niente no-fly zone per ora); rifiuto secco di ogni ipotetica velleità di «un cambio di regime» a Mosca, come paventato da Joe Biden. Tema su cui spetta solo «ai russi decidere». Eventualmente.
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